Verso l’8 marzo, l’Italia resta un paese non a misura di donna. Secondo l’Istat, nel 2013 il numero di donne costrette, più per mancanza di alternative che per scelta reale, a sobbarcarsi le intere faccende domestiche dovendo così contare unicamente sui soldi del compagno, o del marito, sono ben 7 milioni 562 mila. Un numero quasi pari alle donne occupate, circa 9 milioni.
Sono invece oltre un milione le cosiddette scoraggiate ovvero le donne che, espulse dal mercato del lavoro, non hanno più un impiego e non lo cercando. Il loro numero quasi doppia (+92,5%) quello degli uomini nelle stesse condizioni (612mila). Anche tra i cosiddetti Neet, gli under 34 che né lavorano né studiano, le donne sono più degli uomini: oltre 2 milioni contro un milione e mezzo.
DAI NUMERI ALLE LOTTE A Milano Collettivo Lambretta e Casc Lambrate hanno occupato in piazza Carbonari un edificio dell’ex acqua potabile. Una occupazione temporanea che durerà due giorni. Due i temi principali: l’antiproibizionismo e soprattutto l’antisessismo al centro anche di una serie di incontri.
Occupata questa mattina, 7 marzo, a Padova la sede dell’ordine dei medici. Una iniziativa che rientra nella campagna Yo decido per denunciare la presenza degli obiettori di coscienza negli ospedali ( l’80%) per un aborto sicuro e gratuito e per ribadire la libertà di scegliere e l’autodeterminazione. In settimana era già stato occupata la sede nazionale dell’ordine dei medici a Roma, dove domani si terrà un corteo nazionale, sempre nell’ambito della campagna “Yo decido”.
SPAGNA Le iniziative di questi giorni sono infatti in solidarietà con le donne spagnole. Da mesi a Madrid e nelle principali città iberiche si susseguono manifestazioni contro il progetto di legge dell’esecutivo Rajoy che rende l’aborto un reato penale.
Secondo questa proposta di legge gli unici casi che escluderebbero il reato sono quello di violenza sessuale o nei casi di grave malattia della madre. Oggi la Chiesa spagnola è tornata all’attacco con l’arcivescovo di Madrid: secondo il prelato l’aborto è “un olocausto silenzioso”, che dal 1985, anno in cui è stata depenalizzata l’interruzione volontaria di gravidanza in Spagna, “ha provocato due milioni di aborti, più vittime della Guerra Civile spagnola”. Per la chiesa spagnola, quindi, l’appoggio al governo è totale, visto che – ha sempre detto l’arcivescovo – “la vita non può essere corrotta con la difesa del diritto a decidere, sostenendo il diritto a eliminare il figlio concepito”.
La risposta delle donne e del movimento iberico per i diritti civili è in una serie di mobilitazioni che terranno banco tutto il week end, a partire da stasera, e che sono inziate ad inizio mese.
Da Madrid ,
Mariangela Casalucci.
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