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giovedì 30 gennaio 2014

LO STATO ITALIANO HA FORAGGIATO LA FIAT ED ORA ?


Fiat diventa Fca e trasloca:
 sede legale in Olanda, 
quella fiscale in Gb

 Chiunque parli di Fiat evita accuratamente di entrare nel merito del sostegno
 che il Lingotto ha avuto dallo Stato italiano nel corso di tutta la sua storia. 

Caso eclatante, l'accordo di programma firmato nel 2004: 155 milioni di euro pubblici 
in cambio di investimenti e assunzioni. 
Promesse, queste, che Fiat ha spesso disatteso.

L’AZIENDA PIÙ ASSISTITA AL MONDO 

- Il conto dei favori pubblici concessi al Gruppo dal 1975 a oggi (220mila miliardi) è salatissimo. E ha reso molto meno Facciamo un breve quiz. Sapete a quanto ammonta il totale dei finanziamenti statali elargiti nel corso degli anni e dei governi alla Fiat? La risposta esatta è: oltre 200 mila miliardi di lire. La domanda potrebbe essere girata a qualche concorrente di “Chi vuol essere milionario?”: anche se qua, di milionario, ce n’è uno solo, ed è l’azienda più assistita dallo Stato che esista al mondo. La stima sopra citata, e che più precisamente si aggira sui 220 mila miliardi, comprende varie voci, dai contributi statali alle rottamazioni prodiane, dalla cassa integrazione per i dipendenti ai prepensionamenti, e ancora dalla mobilità lunga agli stabilimenti costruiti con i soldi pubblici (come quello di Melfi) o, di fatto, regalati dallo Stato (l’Alfa Romeo di Arese). Il periodo nel quale è stata spalmata l’ingente cifra è compreso tra oggi e il 1975, anno in cui la creatura degli Agnelli faceva registrare altri, più gloriosi record. Ad esempio lo stabilimento Mirafiori di Torino, con i suoi 50 mila operai, era allora il più grande del mondo e sfornava auto che avrebbero riempito le strade della Penisola (una su tutte, la “127”).

È STATA L’AZIENDA PIÙ ASSISTITA AL MONDO A fronte di tali chiamiamoli “investimenti”, ci si aspetterebbe che la Fiat fosse diventata padrona del mercato automobilistico mondiale, o quasi.

La realtà, impietosa, disegna tutt’altro quadro. Sempre nel 1975 la Fiat contava 250 mila dipendenti diretti (oltre a un indotto stimato sui 350 mila addetti), mentre oggi quel totale si è ridotto a poco più di 30 mila. Insomma, nonostante la pioggia di aiuti finanziari di ogni genere - per non parlare delle “protezioni” del mercato dalla concorrenza straniera, o delle eccezionali agevolazioni fiscali, o ancora delle politiche di lungo corso sulla mobilità in Italia - la Fiat ha perso per strada circa 220 mila assunti: guarda caso, la stessa cifra dei miliardi ricevuti dalle casse dello Stato. «Si può dunque affermare - osserva il parlamentare della Lega Dario Galli - che, per ogni miliardo pubblico intascato, la Fiat ha stracciato un contratto di lavoro; o, se preferite, che ogni posto di lavoro perduto è costato giusto un miliardo di lire. Nostre». Del resto, oggi Fiat produce principalmente all’estero.

Le auto di punta, come la nuova “Panda”, nascono in Polonia, come pure i motori Multijet. Nel Bel Paese sono rimaste solo produzioni “di nicchia”, quali la “Punto” (vecchia e nuova) e la “Croma” bis. Chissà come si sarebbero comportati i governi del passato, così prodighi di aiuti, se avessero saputo che la storica Fabbrica, da loro tanto blandita e protetta, avrebbe fatto marameo all’Italia e ai suoi lavoratori, mandandone a casa quanti più possibile per creare nuovi posti di lavoro solo all’estero. DAI CONTRIBUTI AGLI “AMMORTIZZATORI” La misura e la varietà degli aiuti di Stato elargiti alla principale azienda automobilistica del Paese sono stati ben riassunti dal giornalista Massimo Mucchetti nel libro Licenziare i padroni? (Feltrinelli). «Nell’ultimo decennio - scrive Mucchetti - il sostegno pubblico alla Fiat è stato ingente.

L’aiuto più cospicuo, pari a 6.059 miliardi di lire, deriva dai contributi in conto capitale e in conto interessi ricevuti a titolo di incentivo per gli investimenti nel Mezzogiorno d’Italia in base al contratto di programma stipulato con il governo nel 1988». Soldi a palate, dunque. Ma quello fu solo l’inizio. Le società beneficiate, infatti (la Sata di Melfi, in Basilicata, e la Fma di Pratola Serra, in Campania) hanno poi goduto dell’esenzione decennale dalle imposte sul reddito per le società meridionali. Mentre la legge 488 per il Mezzogiorno, in soli quattro anni (dal 1996 al 2000) ha fatto affluire nelle casse del Gruppo altri 328 miliardi di lire in conto capitale.

Quarta, sostanziosa fonte di sostegno (possiamo solo immaginare quanto invidiata dalle altre imprese private) sono gli “ammortizzatori sociali”: cassa integrazione, prepensionamenti e indennità di mobilità. Solo per la prima voce, in un decennio l’onere per le casse dello Stato risulta di 1.228 miliardi di lire. Altri 700 miliardi pubblici sono stati spesi per prepensionare 6.600 dipendenti nel 1994, e altri 300 miliardi per le indennità di 5.200 lavoratori messi in mobilità. IL REGALO DI PRODI: LE ROTTAMAZIONI Per non parlare della legge che nel 1997 ha introdotto gli incentivi per le rottamazioni delle auto più vecchie: l’ennesimo regalo al colosso (dai piedi d’argilla) torinese, scaturito in questa forma inedita dalla fantasia del governo di Romano Prodi.

Allo Stato quella legge è costata 2.100 miliardi di lire; poiché la Fiat aveva il 40% del mercato nazionale, ha ottenuto un beneficio di almeno 800 miliardi. Solo negli anni Novanta dunque lo Stato ha dato al Gruppo Fiat 10 mila miliardi di lire, ricavandone circa 6.500 di imposte.

La conclusione di Mucchetti è impietosa: «È curioso che i due terzi dei mezzi freschi immessi nella Fiat negli ultimi dieci anni provenga dallo Stato. E allora forse, tenuto conto che i risultati poco brillanti dell’azienda stanno inducendo i suoi padroni nella tentazione di liberarsene, ci si dovrà pur chiedere se ne valeva la pena».



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mercoledì 29 gennaio 2014

ENERGIAINFINITA: Sunshine4 - Palestina un raggio di sole nel buio d...

Sunshine4 - Palestina un raggio di sole nel buio di Gaza



Sunshine4

Tre scienziati dell'energia pulita al lavoro per dare l'elettricita' a un ospedale di Gaza. 
Nella morsa della crisi tra Egitto e Hamas anche una delegazione italiana.

- Haitham Ghanem sprizza felicità mentre descrive le capacità dei pannelli fotovoltaici che sta facendo montare sul tetto dell'ospedale "Jenin" di Gaza city. «Non abbiamo l'elettricità ma su Gaza splende il sole per quasi tutto l'anno. Dobbiamo essere in grado di sfruttare questa risorsa enorme per produrre energia pulita...continua sotto


ENERGIAINFINITA: Sunshine4 - Palestina un raggio di sole nel buio d...: Sunshine4 Tre scienziati dell'energia pulita al lavoro per dare l'elettricita' a un ospedale di Gaza.  Nella morsa del...



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Olanda taglia i suoi investimenti in Israele


Olanda taglia i suoi investimenti in Israele

La più grande società di gestione dei fondi pensione nei Paesi Bassi, la Pggm,
 ha deciso di ritirare tutti i propri investimenti dalle cinque maggiori banche di Israele

Gerusalemme - L'Olanda è uno dei paesi europei che mantengono le relazioni più strette con Israele. Nonostante ciò le aziende, pubbliche e private, del paese dei tulipani non esitano ad adeguarsi alla linea europea di stop alla cooperazione con le imprese israeliane che operano nelle colonie ebraiche costruite dopo il 1967 nei Territori palestinesi occupati.

Ieri il quotidiano Haaretz ha rivelato che la più grande società di gestione dei fondi pensione nei Paesi Bassi, la Pggm, ha deciso di ritirare tutti i propri investimenti dalle cinque maggiori banche di Israele - Bank Hapoalim, Bank Leumi, Bank Mizrahi-Tefahot, First International Bank of Israel e Israel Discount Bank - perché hanno filiali nella Cisgiordania occupata e perchè sono coinvolte nel finanziamento della costruzione degli insediamenti colonici. La Pggm è la più grande società di gestione dei fondi pensione dell'Olanda e una delle principali nel mondo (amministra 150 miliardi di euro).

Un passo non isolato perchè, il mese scorso, l'azienda olandese Vitens ha sospeso la cooperazione con la compagnia idrica nazionale di Israele, Mekorot, alla luce delle operazioni di quest'ultima negli insediamenti colonici. Poche settimane prima un'altra società olandese aveva annullato un contratto per la costruzione di un impianto di trattamento delle acque reflue che aveva firmato con la società Hagihon di Gerusalemme perchè ha la sua sede proprio sopra la Linea Verde, il «confine» tra Israele e la Cisgiordania. Gli investimenti della Pggm nelle banche israeliane ammontano a solo poche decine di milioni di euro ma la revoca dell'impegno finanziario rischia di danneggiare l'immagine degli istituti di credito e di avere riflessi in altri settori economici di cooperazione tra Europa e Israele.

La Pggm ha spiegato che il suo passo è basato sul parere consultivo rilasciato dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia nel 2004, che ribadisce che gli insediamenti colonici nei Territori palestinesi sono illegali e violano l'articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra. Le banche si sono difese rispondendo che la legge israeliana non permette loro di cessare la fornitura del servizio a soggetti legati agli insediamenti colonici. Gli olandesi hanno respinto questa giustificazione e comunicato la loro decisione di tagliare i rapporti. Un pugno allo stomaco per Israele che, peraltro, già affronta un numero crescente di iniziative di boicottaggio della sua politica di occupazione militare e dei diritti dei palestinesi lanciate dai comitati BDS (Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni) presenti in molti Paesi.

La notizia di Haaretz è giunta all'indomani degli scontri fra un gruppo di coloni israeliani, determinato a compiere un raid «price tag» (prezzo da pagare), e gli abitanti del villaggio cisgiordano di Qusra (Nablus). Tutto è nato dalla demolizione dell'avamposto di Esh Kodesh (illegale anche per la legge israeliana) da parte dell'Esercito. A questo atto «inaccettabile» i coloni hanno deciso di rispondere vendicandosi con i palestinesi e lanciando una scorribanda nelle terre coltivate di Qusra dove hanno attaccato una famiglia e alcuni contadini.

Fermati in primo tempo, i coloni hanno poi tentato una attacco allo stesso villaggio dove però hanno trovato gli abitanti decisi a vendere cara la pelle. Individuati e circondati, i coloni sono stati malmenati e rinchiusi per due ore in una casa in costruzione. Alcuni palestinesi hanno impedito una escalation fino all'arrivo dei militari israeliani che hanno preso in consegna i coloni. La stampa israeliana e diversi esponenti del governo Netanyahu hanno condannato le «teste calde» presenti tra i coloni e chiesto che sia fatta rispettare la legge.

Alle parole non sono seguiti fatti concreti e i coloni si sono immediatamente vendicati attaccando il villaggio di Madma (Nablus) e lanciano bottiglie molotov contro due macchine che hanno preso fuoco. A Gerusalemme, nel rione ortodosso Gheula, un palestinese è stato aggredito e ferito. La tensione intanto torna alta a Gaza dove un palestinese Mohamad Hejila, 32 anni, presunto militante del Jihad Islami, è stato ucciso ieri mattina da un missile sganciato da un drone israeliano.

di Michele Giorgio
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F-35: Crepe durante i voli di prova, velivoli poco affidabili


F-35: Crepe durante i voli di prova, velivoli poco affidabili 
I test condotti sui modelli Air Force e Marine Corps dei caccia
 hanno permesso di individuare "significative tracce" di cedimenti in cinque diverse occasioni.

I caccia F-35 non sono affidabili. Durante i test di resistenza condotti lo scorso anno sui velivoli caccia F35 si sono prodotte alcune crepe. A rivelarlo è stato il Pentagono, spiegando come i velivoli della Lockheed Martin Corp. non si siano dimostrati sufficientemente affidabili nei voli di addestramento effettuati.

I test condotti sui modelli Air Force e Marine Corps dei caccia hanno permesso di individuare “significative tracce” di crepe in cinque diverse occasioni in corrispondenza delle paratie della fusoliera, delle flange, dei rinforzi e supporti motori, tali da richiedere forse una nuova progettazione per alcune parti, stando ad un rapporto annuale messo a punto da Michael Gilmore, direttore del settore test operativi del Pentagono. Il rapporto diffuso quest’anno verrà valutato con particolare attenzione – si legge su Bloomberg – perché il Congresso proporrà di far salire a 42 il numero dei modelli da acquistare nell’anno fiscale 2015, contro i 29 di cui ha autorizzato l’acquisto quest’anno.

In Italia l’acquisto degli aerei militari ha scatenato forti polemiche politiche, soprattutto per la spesa milionaria che comporterebbe. Inoltre, già a gennaio erano emersi problemi tecnici per gli aerei: il software di missione non sarà pronto nella sua configurazione definitiva prima del luglio 2016.


La campagna “Taglia le ali alle armi” metti il tuo video


Una serie di video promossi dalla campagna “Taglia le ali alle armi” mostreranno tutte le contraddizioni della scelta di investire miliardi nei cacciabombardieri.

link : http://cipiri.blogspot.it/2013/11/links-la-campagna-taglia-le-ali-alle.html

PER QUESTO CHIEDIAMO AL GOVERNO DI NON PROCEDERE ALL’ACQUISTO DEI 131 CACCIABOMBARDIERI F35 E DESTINARE I FONDI RISPARMIATI ALLA GARANZIA DEI DIRITTI DEI PIU’ DEBOLI ED ALLO SVILUPPO DEL PAESEinvestendo sulla società, l'ambiente, il lavoro e la solidarietà internazionale.

Al termine mobilitazione porteremo al Governo tutte le firme raccolte a sostegno di questo appello

Promotori: Campagna Sbilanciamoci! - Rete Italiana per il Disarmo - Tavola della Pace

Rilanciano e sostengono: GrilloNEWS - Unimondo - Science for Peace


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martedì 28 gennaio 2014

Testimonianza dall'Ucraina



Io abito in Ucraina e vorrei informarvi che qui nessuno combatte per entrare in UE come dicono i vostri telegiornali, combattiamo per far crollare un governo di ladri (proprio come il vostro),
 le informazioni che stanno dando in Italia su questo caso sono tutte false!!

Sono già morte 5 persone più due corpi dei manifestanti sono state trovati fuori città, durante gli scontri sono spariti altri 30 manifestanti, senza contare tutti quelli che hanno perso la vista o gli arti, la polizia usa proiettili di calibro 12 e vi assicuro che non sono di gomma o plastica, ci sono due morti per mano dei cecchini, la polizia sveste i manifestanti catturati e li versano addosso l'acqua (temperatura -12 gradi), vorrei anche sottolineare che nessuno è pagato per questo e a combattere non sono gli anarchici, gli europeisti o cazzate simili ma il Popolo
 che combatte per la propria libertà!

NON CREDETE A CIO CHE DICONO I TELEGIORNALI!

Testimonianza mandata  dall'Ucraina.

FATE GIRARE!

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Aborto, per la libertà delle donne spagnole il 1 febbraio in piazza in tutta Europa



Aborto, per la libertà delle donne spagnole il 1 febbraio in piazza in tutta Europa
Manifestazioni da Madrid a Roma, da Parigi a Londra: protesta contro la proposta di legge del ministero della Giustizia che limita il diritto all'interruzione di gravidanza...
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Spagna. Migliaia in piazza Contro le Privatizzazioni della Sanità


Spagna. Migliaia in piazza contro le Privatizzazioni della Sanità

Sono migliaia i lavoratori spagnoli del settore sanitario che sono scesi in piazza per le strade di Madrid per protestare contro le privatizzazioni selvagge del sistema sanitario.
In Spagna a causa della crisi economica il governo di Rajoy ha dovuto portare avanti imponenti privatizzazioni che hanno investito il settore sanitario. Comprensibile la rabbia di migliaia di lavoratori del settore sanitario che, esasperati, sono scesi in piazza per le strade di Madrid per protestare contro il governo, reo di aver privatizzato ben sei ospedali e oltre 27 centri di salute solo a Madrid.

Tutto questo inoltre è venuto subito dopo una nuova legge passata il mese scorso che permette al governo regionale madrileno di trasferire la gestione degli ospedali e della salute a compagnie private. In Spagna la sanità e l’educazione vengono amministrate dalle autorità regionali piuttosto che dal governo centrale. Monica Garcia, portavoce dell’Associazione degli specialisti medici di Madrid, ha detto alla Associated Press che la sua organizzazione continuerà a protestare contro la perdita della sanità pubblica, considerata una sorta di patrimonio pubblico nazionale che appartiene ai cittadini, e non al governo. Dal conto suo il governo sostiene invece che la privatizzazione selvaggia sia stata una necessità per salvare il sistema sanitario nazionale.

Che la situazione sia grave del resto è confermato da molti analisti; uno di loro, Patrick Young, sostiene ad esempio che non si potrebbe fare nulla, al momento, per la situazione ispanica: “La Spagna ha il decimo più grande deficit del pianeta ed effettivamente sta perdendo denaro perchè i budget sono stati fatti negli anni d’oro. Oggi che nessuno può vendere una proprietà, nessuno può trovare lavoro, e ovviamente il governo non riesce ad avere i soldi per fare le cose più semplici come pagare gli stipendi“. A noi invece sembra che i soldi si possano e si debbano trovare da qualsiasi altra parte dal momento che la sanità è uno dei pochi servizi che uno Stato dovrebbe offrire a tutti i cittadini sempre e comunque gratis.

Si preferisce invece scaricare il prezzo della crisi sempre e comunque sulle persone in difficoltà.

Il Tribuno

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Piccanti Tentazioni



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La questione rifiuti ha messo a rischio la credibilità del sistema Italia nel mondo. L’incapacità delle nostre città nella gestione delle più elementari norme ambientali ha reso palese l’assenza di una qualsiasi programmazione di settore. Le mafie si sono dimostrate le realtà più pronte a sviluppare business all’interno delle maglie dell’inefficienza pubblica , inquinando aria, acqua, terra e generando così milioni di morti per... continua qui sotto

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