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venerdì 4 ottobre 2013

Progetto Transaqua e quando gli immigrati eravamo noi Italiani ?


Quando gli immigrati eravamo noi Italiani

"La feccia del pianeta, questo eravamo. Meglio: così eravamo visti. Non potevamo mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana. Ci era vietato l’accesso alle sale d’aspetto di terza classe alla stazione di Basilea. Venivamo martellati da campagne di stampa indecenti contro “questa maledetta razza di assassini”. Cercavamo casa schiacciati dalla fama d’essere “sporchi come maiali”. Dovevamo tenere nascosti i bambini come Anna Frank perché non ci era permesso portarceli dietro. Eravamo emarginati dai preti dei paesi d’adozione come cattolici primitivi e un po’ pagani. Ci appendevano alle forche nei pubblici linciaggi perché facevamo i crumiri o semplicemente perché eravamo “tutti siciliani”.

“Bel paese, brutta gente.” Ce lo siamo tirati dietro per un pezzo, questo modo di dire diffuso in tutta l’Europa e scelto dallo scrittore Claus Gatterer come titolo di un romanzo in cui racconta la diffidenza e l’ostilità dei sud-tirolesi verso gli italiani. Oggi raccontiamo a noi stessi, con patriottica ipocrisia, che eravamo “poveri ma belli”, che i nostri nonni erano molto diversi dai curdi o dai cingalesi che sbarcano sulle nostre coste, che ci insediavamo senza creare problemi, che nei paesi di immigrazione eravamo ben accolti o ci guadagnavamo comunque subito la stima, il rispetto, l’affetto delle popolazioni locali. Ma non è così."

Intervista di Andrea Pomozzi all’Ing. Marcello Vichi

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Stragi evitabili

InGlass-Steagall su 4 ottobre 2013 a 6:00 AM
investing-african-agricultureSi poteva evitare un’altra strage di innocenti nel mare al largo di Lampedusa.
Fa proprio imbestialire sapere che la UE pochi giorni fa ha bocciato il progetto Transaqua.
Che cosa c’entra? Abbiamo conosciuto l’80enne Ing. Marcello Vichi, ci ha raccontato di come all’IRI 30 anni fa erano all’avanguardia, ma furono bloccati dai professionisti degli aiuti umanitari e da interessi strategici così da costringere a scappare dalle loro terre. Fao,FmiUeBanca Mondiale hanno guidato la trasformazione verso i progetti piccoli, e neanche le associazioni di beneficenza, le Ong, si pongono l’obiettivo delle infrastrutture sistemiche, accettando l’idea che i cambiamenti saranno per forza piccoli e limitati. Così si nega la costruzione di dighe, canali, sistemi di irrigazione moderni. Unatragedia perpetrata sfruttando anche chi ha le buone intenzioni.
In risposta all’interrogazione dell’europarlamentare Cristiana Muscardini, la Commissione europea ha respinto pochi giorni fa il progetto Transaqua per il Sahel per questioni legate all’ambiente.
http://larouchepac.com/node/28380
TRANSAQUA, “Sviluppato dall’impresa italiana Bonifica, del gruppo IRI, a partire dal 1972, consiste in un canale lungo 2400 chilometri, che attingendo il 5% complessivo dagli affluenti del fiume Congo, scaricherebbe nel Lago Ciad 70/100 miliardi metri cubi all’anno, sufficienti a ripristinare la dimensione originale del lago. Il Lago Ciad è oggi ridotto a meno di un ventesimo di quello che era appena 50 anni fa. Transaqua non solo ricostituirebbe il lago e fermerebbe l’avanzata del deserto, ma creerebbe un’area di sviluppo agricolo larga come la Lombardia, genererebbe una notevole capacità di produzione idroelettrica e formerebbe il nocciolo di una infrastruttura di trasporti pan-africana.”
http://www.movisol.org/13news122.htm
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Il progetto Transaqua indica che la costruzione di grandi infrastrutture, idriche e di trasporto, è la via da percorrere per avviare lo sviluppo africano.
1968 Presidente egiziano Nasser e La Pira al Cairo
il Presidente egiziano Nasser e La Pira al Cairo, 1968
fonte: http://www.giorgiolapira.org
Spesso facciamo riferimento a Lincoln che spinse per lo sviluppo della rete ferroviaria negli Stati Uniti, a FD Roosevelt ed alla Tennessee Valley Authority, a JFKcon il progetto Apollo per andare sulla Luna, ma vi sono esempi anche per l’Africa, certamente. Così come per l’Italia del miracolo economico molto forte fu l’impegno di La Pira ed Enrico Mattei nello sviluppare la cooperazione con l’Africa.
Ma vi sono figure molto positive per Africa, come il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, amico proprio di Giorgio La Pira, che mise in moto l’industrializzazione del paese nazionalizzando settori importanti dell’economia, la sua decisione di nazionalizzare il canale di Suez provocò la reazione di francesi e inglesi.
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/gamal-abdel-nasser/40/default.aspx
Thomas Sankhara, “presidente ribelle” del Burkina Faso, personalità assai scomoda, che mostrava di conoscere l’opera del ‘sistema nazionale di economia politica’ di Friedrich List e nei suoi discorsi si sente l’eco della corrente americana cui ci ispiriamo.
“Equilibrio a favore di chi ha il potere finanziario. Equilibrio a scapito delle nostre masse popolari. No! Non possiamo essere complici!”
“Le masse popolari in Europa non sono contro le masse popolari in Africa. Ma quelli che vogliono sfruttare l’Africa sono gli stessi che sfruttano l’Europa.”
http://thomassankara.net/spip.php?article1171&lang=fr
E’ rimasto celebre il discorso di Sankhara sul debito all’Organizzazione per l’Unità Africana del 29 luglio 1987
http://www.vocidallastrada.com/2009/11/thomas-sankara-discorso-sul-debito.html
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Al solito, uno stato a moneta sovrana, una Banca nazionale che emette credito per investimenti produttivi sono i fattori decisivi per una grande nobile aspirazione: liberare l’umanità, permettendole di esprimere i migliori talenti. Senza sviluppo, senza applicazioni di tecnologia, si arresta il futuro, si costringe alla miseria, si consegna alla morte milioni e milioni di donne, uomini e bambini. 
Banca nazionale e Glass-Steagall, sono misure necessarie, per il bene dell’umanità.
Con Transaqua “potrebbero diventare il più grande polo di sviluppo africano – forse uno dei più grandi del pianeta – che potrebbe impiegare, nella realizzazione e successiva gestione, mano d’opera e attività professionali diversificate locali provenienti da tutti i Paesi del continente. Potrebbe offrire a diverse generazioni di africani un enorme mercato del lavoro senza costringerli a tentare la carta dell’Europa – mercato del lavoro spesso durissimo per gli africani sradicati dal proprio ambiente naturale e culturale – realizzando nel loro continente, sia pure con le inevitabili differenze dovute ad etnie e culture diverse, ma pur sempre africane, una serie di modelli di sviluppo locali generati da questa grandiosa infrastruttura interafricana.
acqua 1Quasi trent’anni sono andati perduti – perlomeno agli effetti di una verifica di fattibilità – durante i quali Europa e Africa hanno pagato elevatissimi costi economici e politici, ma soprattutto umani, conseguenti all’esodo quasi biblico che ha condotto, e conduce, quelle popolazioni disperate dalla mancanza di acqua, cibo e lavoro ad attraversare il Sahara col miraggio di una Europa spesso ostile.
“Transaqua-una idea per il Sahel”concludeva così la sua esposizione: “Le unità di misura dei costi di investimento non sono solo i milioni di dollari, ma l’assenza di guerre, i milioni di esseri umani sottratti alla fame, la pace sociale, la coscienza internazionale”.”
http://www.transaquaproject.it/prospettive.html
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leggi anche 


NON AFFIDARTI A DEI CIARLATANI GIOCA  LE TUE CARTE 

http://maucas.altervista.org/imago_carte.html

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