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giovedì 20 settembre 2012

Tel Aviv non permette lo sviluppo economico nei Territori


la Banca Mondiale accusa Tel Aviv 
di non permettere lo sviluppo economico nei Territori Occupati

- Anche la Banca Mondiale apre gli occhi sulla situazione economica palestinese. E accusa Israele di negare lo sviluppo di un mercato indipendente attraverso il controllo serrato delle risorse naturali dei Territori Occupati.

È il contenuto del nuovo rapporto pubblicato oggi dalla Banca Mondiale, che chiede l'immediato intervento dei finanziatori internazionali per salvare l'Autorità Palestinese dal collasso. In particolare, però, nel rapporto si sottolinea la necessità di rafforzare il settore privato in Palestina, unico strumento per dare vita ad uno sviluppo sostenibile nel Paese. Come? Attraverso l'accesso all'Area C, il 60% della Cisgiordania, sotto il controllo totale - civile e militare - dell'occupante israeliano.

In caso contrario, avverte la Banca Mondiale, non si riuscirà a porre un freno "alla grave crisi fiscale che l'Autorità Palestinese sta affrontando oggi", spiega Mariam Sherman, direttore della Banca Mondiale per Gaza e Cisgiordania. Che aggiunge "Ma anche con il sostegno finanziario, una crescita economica sostenibile non può essere raggiunta senza la rimozione della barriere che impediscono al settore privato di svilupparsi, in particolare in Area C".

La famigerata Area C, dove si concentrano fondamentali risorse naturali, agricole e idriche, da decenni sotto il controllo delle autorità israeliane che non solo ne impediscono l'utilizzo, ma ne fanno man bassa. E proprio il mancato controllo di tali risorse non permette alla Palestina di camminare sulle proprie gambe, rendendo la sua economia totalmente dipendente da quella dell'occupante. Impossibile sviluppare in Area C un vero settore industriale e un sistema funzionale di comunicazione e sfruttare le bellezze naturali e storiche per rafforzare il settore turistico.

A ciò si aggiunge, come sottolinea la Sherman, "un sistema di restrizioni fisiche al movimento, istituzionali e amministrative che hanno frammentato il territorio in piccole enclavi e che hanno fatto mancare qualsiasi forma di coesione economica".

E in vista dell'incontro del 23 settembre a New York tra i finanziatori dell'AP, il governo di Ramallah si trova di fronte oggi ad un buco di bilancio pari a 400 milioni di dollari e un tasso di crescita del PIL pari al 5,6%, tre punti percentuali in meno del 2011. Una situazione grave che ha spinto la gente nelle piazze delle principali città palestinesi: da due settimane si susseguono scioperi e manifestazioni contro il premier Fayyad, le scelte neoliberiste del governo di Ramallah e il Protocollo di Parigi, l'accordo commerciale firmato da Israele e OLP nel 1994 e che da due decenni lega le mani all'economia palestinese, impedendone ogni forma di sviluppo indipendente.

 Nena News di Emma Mancini-
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=35083&typeb=0&Crisi-finanziaria-dell-Autorita-palestinese-la-Banca-Mondiale-critica-Israele

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