Le Carte Parlanti

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Mundimago

sabato 30 giugno 2012

Soros: come risolvere la crisi Europea


 Il finanziere americano George Soros caldeggia la creazione di una "European Fiscal Authority" attraverso la quale acquistare titoli di Stato italiani e spagnoli.

Soros:  come risolvere  la crisi  Europea


 Quello di cui il sistema ha bisogno. Toccasana per stabilizzare la situazione e tornare a far accelerare la crescita economica globale. La soluzione che ridurrebbe il costo del prestito per paesi quali Spagna e Italia.

- In un articolo che verrà pubblicato domani sul Financial Times, con titolo "Come l’Europa può salvare l’Europa", l’investitore miliardario George Soros spiega come al momento l’Eurozona è ben diversa da quella immaginata dai padri fondatori. Ormai una Unione antidemocratica dominata dalla Germania. Ma ci sarebbe una soluzione per porre fine a questo, ripristinare le giuste condizioni di mercato e ridare all’Europa un qualcosa di simile al progetto iniziale.

"La Merkel sostiene che sia contro le regole utilizzare la Banca centrale europea per risolvere i problemi fiscali dei paesi Eurozona, e ha ragione. È quanto ha detto anche lo stesso Presidente Bce, Mario Draghi. Ecco che il prossimo summit in arrivo manca dunque dell’elemento più importante, una Autorità Fiscale Europea (AFE), che insieme alla Bce possa fare quello che quest’ultima da sola non può".

"Nello specifico l’AFE potrebbe stabilire un fondo per la riduzione del debito, una qualche forma modificata del European Debt Redemption Pact, proposto dallo stesso Consiglio economico della Merkel. In cambio di riforme specifiche e strutturali, in Spagna e Italia, il fondo acquisterà e manterrà in portafoglio una gran parte del debito. Finanzierà gli acquisti tramite l’emissione di titoli del tesoro europei, a beneficio di tassi di finanziamento più bassi per i paesi in difficoltà".

"Il rischio associato a questi strumenti sarebbe pari a zero e sarebbe visto come il collaterale di qualità più elevata da utilizzare con la Bce per le operazioni repo. In fondo, il sistema bancario ha di nuovo bisogno di asset privi di rischio".

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François Hollande: aumenta lo stipendio minimo




Il nuovo governo socialista francese ha decretato l'aumento dello stipendio minimo del 2%, rispettando così una delle promesse elettorali di François Hollande. Il salario minimo sale così da 9,22 euro l'ora a 9,40. Questo porterà 21,50 euro in più nelle buste paga, ha commentato il ministro del lavoro Michel Sapin. La Francia garantisce il salario minimo più alto in Europa dopo Lussemburgo, Irlanda, Olanda e Belgio, secondo i dati raccolti da Eurostat. Inoltre, per arrivare al pareggio di bilancio, è prevista un primo pacchetto di misure: si parte dal taglio del 30% dei costi della politica, dell'abolizione dell'IVA sociale messa da Sarkozy, l'aumento delle tasse sulle classi più agiate e una tassa del 3% sui dividendi delle aziende.


Tutto questo, mentre in Italia il governo tecnico di Monti parla di taglio all ferie e ai salari per rispondere alla crisi. Ragionamenti perversi di menti perverse.



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venerdì 29 giugno 2012

Processo ai politici e alla politica


In una situazione di crisi economica, frutto di decenni di politiche volutamente indirizzate verso un profitto di classe e di casta, che vede oggi un allargamento della forbice tra poveri e ricchi, privilegiati e discriminati, con un continuo processo di erosione dei diritti sociali, a vantaggio dei privilegi di alcuni, crediamo che una tale riflessione sia importante anche in vista delle elezioni previste per il 2013...
A tale fine e per iniziare un'adeguata riflessione, proponiamo uno scritto di P.P. Pasolini, come punto di partenza...

Da Pier Paolo Pasolini, "Perché il processo", in "Saggi sulla politica e sulla società", Meridiani Mondadori, Milano 1999 (“Corriere della Sera”, 28 settembre 1975; poi in "Lettere luterane")

Nel settembre 1975 Pier Paolo Pasolini chiedeva un processo pubblico a carico di chi aveva governato l'Italia nell'ultimo decennio. Egli scriveva: "Che cosa è necessario sapere, o meglio, che cosa i cittadini italiani vogliono sapere, affinché i prossimi dieci anni della loro vita non siano loro sottratti (come è stato per gli ultimi dieci)?
Ecco, qui di seguito è riprodotto ciò che Pasolini disse nel 1975.
Fatti i debiti "aggiornamenti" (per cui ai fatti elencati da Pasolini ciascuno di noi potrebbe indicarne molti altri...), ci sembra opportuno riportare integralmente l'intero "elenco" pasoliniano. Come momento di riflessione, di amara meditazione riferita a una situazione, quella attuale, che ha fatto retrocedere i cittadini italiani a situazioni di cinquant'anni fa...
Ed ecco il testo pasoliniano.

[...]
I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetto benessere si è speso in tutto fuorché nei servizi pubblici di prima necessità: ospedali, scuole, asili, ospizi, verde pubblico, beni naturali cioè culturali.
I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetta tolleranza si è fatta ancora più profonda la divisione tra Italia Settentrionale e Italia Meridionale, rendendo sempre più, i meridionali, cittadini di seconda qualità.
I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetta civiltà tecnologica si siano compiuti così selvaggi disastri edilizi, urbanistici, paesaggistici, ecologici, abbandonando, sempre selvaggiamente, a se stessa la campagna.
I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetto progresso la «massa», dal punto di vista umano, si sia così depauperata e degradata.
I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetto laicismo l’unico discorso laico sia stato quello, laido, della televisione (che si è unita alla scuola in una forse irriducibile opera di diseducazione della gente).
I cittadini italiani vogliono consapevolmente sapere perché in questi dieci anni di cosiddetta democratizzazione (è quasi comico il dirlo: se mai «cultura» è stata più accentatrice che la «cultura» di questi dieci anni) i decentramenti siano serviti unicamente come cinica copertura alle manovre di un vecchio sottogoverno clerico-fascista divenuto meramente mafioso.
Ho detto e ripetuto la parola «perché»: gli italiani non vogliono infatti consapevolmente sapere che questi fenomeni oggettivamente esistono, e quali siano gli eventuali rimedi: ma vogliono sapere, appunto, e prima di tutto, perché esistono.
Voi dite, cari colleghi della «Stampa», che a far sapere tutte queste cose agli italiani provvede il gioco democratico, ossia le critiche che i partiti si muovono a vicenda - anche violentemente - e, in specie, le critiche che tutti i partiti muovono alla Democrazia cristiana. No. Non è così. E proprio per la ragione che voi stessi (contraddicendovi) sostenete: e cioè per la ragione che, ognuno in diversa misura e in diverso modo, tutti gli uomini politici e tutti i partiti condividono con la Democrazia cristiana cecità e responsabilità.
Dunque, prima di tutto, gli altri partiti non possono muovere critiche oggettive e convincenti alla Democrazia cristiana, dal momento che anch’essi non hanno capito certi problemi o, peggio ancora, anch’essi hanno condiviso certe decisioni.
Inoltre su tutta la vita democratica italiana incombe il sospetto di omertà da una parte e di ignoranza dall’altra, per cui nasce - quasi da se stesso - un naturale patto col potere: una tacita diplomazia del silenzio.
Un elenco, anche sommario, ma, per quanto é possibile, completo e ragionato, dei fenomeni, cioè delle colpe, non è mai stato fatto. Forse la cosa è considerata insostenibile.
Perché, ai capi di imputazione che ho qui sopra elencato, c’è molto altro da aggiungere - sempre a proposito di ciò che gli italiani vogliono consapevolmente sapere.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere quale sia stato il vero ruolo del Sifar.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere quale sia stato il vero ruolo del Sid.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere quale sia stato il vero ruolo della Cia.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere fino a che punto la Mafia abbia partecipato alle decisioni del governo di Roma o collaborato con esso.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere quale sia la realtà dei cosiddetti golpe fascisti.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere da quali menti e in quale sede sia stato varato il progetto della «strategia della tensione» (prima anticomunista e poi antifascista, indifferentemente).
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere chi ha creato il caso Valpreda.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere chi sono gli esecutori materiali e i mandanti, connazionali, delle stragi di Milano, di Brescia, di Bologna.
Ma gli italiani - e questo è il nodo della questione - vogliono sapere tutte queste cose insieme: e insieme agli altri potenziali reati col cui elenco ho esordito. Fin che non si sapranno tutte queste cose insieme - e la logica che le connette e le lega in un tutto unico non sarà lasciata alla sola fantasia dei moralisti - la coscienza politica degli italiani non potrà produrre nuova coscienza. Cioè l’Italia non potrà essere governata.
Il Processo Penale di cui parlo ha (nella mia fantasia di moralista) la figura, il senso e il valore di una Sintesi. La cacciata e il processo (istruito - dicevo - se non celebrato) di Nixon dovrebbe pur voler dire qualcosa per voi, che credete in questo gioco democratico. Se contro Nixon in America si fosse svolto un gioco democratico, quale sembra esser da voi concepito, Nixon sarebbe ancora lì, e l’America non saprebbe di sé ciò che sa: o almeno non avrebbe avuto la conferma, sia pur formale (ed è importante) della bontà di ciò che essa reputa buono: la propria democrazia.
Ma se (come mi pare evidente, con immedicabile mortificazione) l’opinione pubblica italiana - che anche voi rappresentate - non vuole sapere - o si accontenta di sospettare -, il gioco democratico non è formale: è falso.
Inoltre se la consapevole volontà di sapere dei cittadini italiani non ha la forza di costringere il potere ad autocriticarsi e a smascherarsi - se non altro secondo il modello americano -, ciò significa che il nostro è un ben povero paese: anzi, diciamo pure, un paese miserabile.
Ci sono inoltre delle cose (e a questo punto continuo, più che mai, nel puro spirito della Stoà) che i cittadini italiani vogliono sapere, pur senza aver formulato con la sufficiente chiarezza, io credo, la loro volontà di sapere: fatto che si verifica là dove il gioco democratico, appunto, è falso; dove tutti giocano con il potere; e dove la cecità dei politici è ormai ben assodata.
Gli italiani vogliono dunque sapere ancora cos’è con precisione la «condizione» umana - politica e sociale - in cui sono stati e sono costretti a vivere quasi come da un cataclisma naturale: prima, dalle illusioni nefaste e degradanti del benessere e poi dalle illusioni frustranti, no, non del ritorno della povertà, ma del rientro del benessere.
Gli italiani vogliono ancora sapere che cos’è, che limiti ha, che futuro prevede, la «nuova cultura» - in senso antropologico - in cui essi vivono come in sogno: una cultura livellatrice, degradante, volgare (specie nell’ultima generazione).
Gli italiani vogliono ancora sapere che cos’è, e come si definisce veramente, il «nuovo tipo di potere» da cui tale cultura si è prodotta: visto che il potere clerico-fascista è tramontato, e ormai esso ad altro non costringe che a «lotte ritardate» (la condanna a morte degli antifranchisti, i rapporti tra la vecchia e la nuova generazione mafiosa nel Mezzogiorno ecc.).
Gli italiani vogliono ancora sapere, soprattutto, che cos’è e come si definisce il «nuovo modo di produzione» (da cui sono nati quel «nuovo potere» e, quindi, quella «nuova cultura»): se per caso tale «nuovo modo di produzione» - introducendo una nuova qualità di merce e perciò una nuova qualità di umanità - non produca, per la prima volta nella storia, «rapporti sociali immodificabili»: ossia sottratti e negati, una volta per sempre, a ogni possibile forma di “alterità”.
Senza sapere che cosa siano questo «nuovo modo di produzione», questo “nuovo potere” e questa «nuova cultura», non si può governare: non si possono prendere decisioni politiche (se non quelle che servono a tirare avanti fino al giorno dopo, come fa Moro).
I potenti democristiani che ci hanno governato in questi ultimi dieci anni, non hanno saputo neanche porsi il problema di tale «nuovo modo di produzione», di tale «nuovo potere» e di tale «nuova cultura», se non nei meandri del loro Palazzo di pazzi: e continuando a credere di servire il potere istituito clerico-fascista. Ciò li ha portati ai tragici scompensi che hanno ridotto il nostro paese in quello stato, che più volte ho paragonato alle macerie del 1945.
È questo il vero reato politico di cui i potenti democristiani si sono resi colpevoli: e per cui meriterebbero di essere trascinati in un’aula di tribunale e processati.
Non dico, con questo, che anche altri uomini politici non si siano posti i problemi che non si son posti i sacrestani al potere, o che, come loro, non abbiano saputo risolverli. Anche i comunisti hanno per esempio confuso il tenore di vita dell’operaio con la sua vita, e lo sviluppo col progresso. Ma i comunisti hanno compiuto - se hanno compiuto - degli errori teorici. Essi non erano al governo, non detenevano il potere. Essi non derubavano gli italiani. Sono coloro che si sono assunti delle responsabilità che devono pagare, cari colleghi della «Stampa», che, sono certo, siete perfettamente d’accordo con me...
Un’ultima osservazione che mi sembra, del resto, capitale.
L’inchiesta sui golpe (Tamburino, Vitalone...), l’inchiesta sulla morte di Pinelli, il processo Valpreda, il processo Freda e Ventura, i vari processi contro i delitti neofascisti... Perché non va avanti niente? Perché tutto è immobile come in un cimitero? È spaventosamente chiaro. Perché tutte queste inchieste e questi processi, una volta condotti a termine, ad altro non porterebbero che al Processo di cui parlo io. Dunque, al centro e al fondo di tutto, c’é il problema della Magistratura e delle sue scelte politiche.
Ma, mentre contro gli uomini politici, tutti noi, cari colleghi della «Stampa», abbiamo coraggio di parlare, perché in fondo gli uomini politici sono cinici, disponibili, pazienti, furbi, grandi incassatori, e conoscono un sia pur provinciale e grossolano fair play, a proposito dei Magistrati tutti stiamo zitti, civicamente e seriamente zitti. Perché? Ecco l’ultima atrocità da dire: perché abbiamo paura.

 https://www.facebook.com/events/253120871456713/
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giovedì 28 giugno 2012

Rai: per i morosi arriva la Finanza


Rai: per i morosi arriva la  Finanza


Addio ai furbetti della tv. 

Con una mossa a sorpresa, la Rai ha incaricato la Guardia di Finanza di rintracciare e accertare i nomi degli evasori del canone della tv di Stato. E di farli pagare. Una mossa che spariglia le carte di chi, fino a oggi, era riuscito a risparmiare ogni anno i quasi cento euro dell’imposta. Da settembre non ci sarà più pietà per nessuno. La Guardia di Finanza andrà a bussare alla porta di quelle famiglie e di quegli esercizi commerciali che la Rai ha identificato come evasori.

 Dopo la verifica i militari redigeranno un verbale che verrà inoltrato agli uffici amministrativi della tv di Stato. Se le risorse in termini di uomini e di denari non saranno sufficienti per il porta a porta, la strada del controllo potrebbe essere differente. I capifamiglia - sospetti evasori - verranno convocati negli uffici dei comandi provinciali delle Fiamme gialle oppure nelle tenenze dislocate sul territorio della provincia. Lì, seduti di fronte ai militari dovranno rispondere a tutte le loro domande. Firmeranno un verbale e se ne potranno andare. Se hanno dichiarato la verità - cioè che hanno la tv, ma il canone non lo hanno mai versato - si dovranno mettere in regola. Pagando ovviamente l’imposta per l’ultimo anno, gli interessi di mora, e le sanzioni.

 Chi pensa di risparmiare, mentendo anche davanti agli ufficiali di pg, rischia grosso. Scatterà, infatti, una denuncia penale. E allora i guai saranno più gravi. Gli elenchi con i primi nomi degli evasori - qualche decina di migliaia in tutto il Paese - sono stati consegnati qualche settimana fa al Comando generale della Guardia di Finanza che ha già provveduto a smistarli ai reparti operativi sul territorio nazionale. Appena dopo la pausa estiva arriva la stangata. Per capirci: chi, nell’ultimo anno, non ha pagato il canone si vedrà sfilare dal portafoglio - come minimo - quasi 400 euro. Che sono la somma di due sanzioni: una che va da 103 a 516 euro per non aver versato l’imposta. Una seconda di 103 per non aver pagato la tassa di concessione governativa (che corrisponde al 4 per cento dell’importo complessivo del canone Rai), più i 99,60 euro della tassa e gli interessi di mora per non aver versato il dovuto alla Rai nei tempi previsti. Risultato: un salasso destinato a rovinare il rientro dal mare di parecchie migliaia di famiglie. E di altrettanti baristi, ristoratori e osti che, per offrire un servizio alla clientela, hanno sistemato la televisione nel locale. Ma si sono sempre ben guardati dal saldare i conti con «mamma Rai».

 Chi non ha mai pagato il canone può ancora avere una speranza di salvarsi dalla stangata imminente. Vale a dire, pregare che il suo nome non sia in questo elenco di evasori, la cui consistenza è ben lontana dal numero degli abbonati morosi stimati dai funzionari di viale Mazzini. Una speranza più che giustificata: l’elenco dei «cattivi» è stato stilato in base ai controlli dei verificatori della tv di Stato che, tra il 2002 e il 2005, sono andati in giro per l’Italia a far firmare ai cittadini documenti in cui dichiarano di non avere in casa almeno un televisore. Senza, però, affrontare il tema del canone tv, la tassa più contestata del Paese, e che la Corte di Cassazione, quattro anni fa, ha classificato come «Imposta di scopo». Tradotto in soldoni vuol dire che è un’imposta da pagare per un bene superiore: il funzionamento del servizio televisivo pubblico. E non conta se si fruisce o no del servizio: chiunque ha un televisore può, potenzialmente, godersi l’informazione oppure i programmi di intrattenimento che le tre reti Rai sfornano ogni sacrosanto giorno. Altri elenchi, però, sono in arrivo. E la strada delle verifiche è aperta.

 ESEMPIO
 Gli abitanti di San Cipriano d’Aversa, provincia di Caserta, 12.767 residenti e solo 285 (7,23%) che pagano l’abbonamento alla tv pubblica, sono avvisati.


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..AMORE..: PARTECIPA : L’amore al tempo della crisi

PARTECIPA : L’amore al tempo della crisi

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1 ) Che cos’è “L’amore al tempo della crisi”? L’Amore al tempo della crisi è il primo web doc prodotto da IMMaginario.tv in collaborazione con Doc3 (Rai3). L’idea è creare un film collettivo e collaborativo in rete con i contributi di più autori. Tutti i materiali video (e non solo) inviati saranno presentati nel sito www.lamorealtempodellacrisi.it. Una parte di questi verranno selezionati e contribuiranno a realizzare il film collettivo della durata di 90’ che verrà presentato nei principali festival di cinema e programmato da Rai3 in prima serata il 28 Dicembre 2012, all’interno di uno speciale della trasmissione Doc3. Il progetto nasce dall’incontro tra IMMaginario Tv, Angelo Guglielmi e Bruno Voglino.
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..AMORE..: PARTECIPA : L’amore al tempo della crisi: - - 1 ) Che cos’è “L’amore al tempo della crisi”? L’Amore al tempo della crisi è il primo web doc prodotto da IMMaginario.tv in colla...

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mercoledì 27 giugno 2012

i terremotati prima dei partiti: Firma la petizione

I soldi del finanziamento pubblico, ai quali i partiti avevano rinunciato per destinarli ai terremotati dell'Emilia Romagna e dell'Aquila, rischiano di tornare nelle casse dei partiti stessi. Mancano solo 3 giorni al termine ultimo per apportare modifiche alla apposita legge, ma nulla è stato fatto.  

SOS Monti: mettete i terremotati prima dei partiti!

A Mario Monti e al Consiglio dei ministri:

Vi chiediamo di riunirvi urgentemente e di adottare una legge d'emergenza per trasferire i 91 milioni di euro di rimborsi elettorali dei partiti ai terremotati. In tempi di ristrettezze economiche, i leader politici devono garantire che le nostre risorse vadano a quelli che ne hanno più bisogno. I partiti hanno promesso di dare una mano per la ricostruzione: sta a voi costringerli a rispettare la parola data.

43,417
43,417 hanno firmato. In meno di 24 ore abbiamo superato il nostro obiettivo di 40.000 firme! Ora aiutaci ad arrivare a 100,000
Pubblicato il: 26 Giugno 2012
E' una vergogna: nonostante la promessa di trasferire i loro contributi pubblici alle vittime del terremoto, i partiti se li intascheranno tutti il 1° luglio! Solo Monti può accendere i riflettori su questo scandalo e garantire che l'aiuto concreto vada a quelli che ne hanno più bisogno, ma solo se oggi saremo in tanti ad appellarci a lui.

I partiti hanno promesso di destinare i 91 milioni di euro della prossima tranche di finanziamento pubblico alla ricostruzione in Emilia e a L'Aquila, ma per far sì che questi fondi vadano alle vittime del terremoto devono adottare una legge entro il 1° luglio, giorno in cui riceveranno i soldi. I partiti però hanno deliberatamente perso tempo in Parlamento così da affossare la legge e intascarsi i milioni di euro. Alcuni senatori si sono rivolti a Monti per chiedere di adottare una legge d'emergenza per fermare questa presa in giro, e un appello accorato da tutti gli italiani potrebbe convincerlo a farlo.

Monti deve sentirci forte e chiaro prima della scadenza fra un paio di giorni. Aggiungi il tuo nome per chiedergli di dirottare i 91 milioni di euro alle vittime del terremoto, e la senatrice Poretti leggerà la nostra petizione in Parlamento non appena raggiungeremo le 40.000 firme. Firma la petizione e dillo a tutti!

Spargi la voce: http://www.avaaz.org/it/italy_monti_party_money_to_earthquake/


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- LAVORO -: lavoratori ThyssenKrupp di Torino lanciano un Appe...

lavoratori ThyssenKrupp di Torino lanciano un Appello

Gli ex lavoratori ThyssenKrupp di Torino lanciano un Appello di solidarietà affinché il Sindaco P. Fassino mantenga quanto promesso nell’incontro del 30 giugno 2011: un lavoro sicuro e dignitoso per tutti i lavoratori rimasti in mobilità, gran parte dei quali costituitisi Parti Civili nel processo per la strage del 6 dicembre 2007 in cui hanno perso la vita 7 compagni di lavoro.

klikka qui per firmare
- LAVORO -: lavoratori ThyssenKrupp di Torino lanciano un Appe...: Gli ex lavoratori ThyssenKrupp di Torino lanciano un Appello di solidarietà affinché il Sindaco P. Fassino mantenga quanto promesso n...

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lunedì 25 giugno 2012

Italia: reato di tortura FIRMA APPELLO

 

FIRMA L’APPELLO per introdurre in Italia il reato di tortura

 

FIRMA L’APPELLO per introdurre in Italia il reato di tortura

 
Articolo21 raccoglie e rilancia l’appello di Fabio Anselmo, legale della famiglia Aldrovandi, e di altri casi simili per l’introduzione e il riconoscimento in Italia del reato di tortura.
Quando si parla di legge sulla tortura , pochi comprendono la reale portata del problema. La convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, firmata a New York il 10-12-1984, definisce come “tortura” qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o e’ sospettata di aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimorire o far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito.
Questi atti di sofferenza e dolore che vengono inferti sulla persona affidata in custodia, sono puniti dal nostro codice da sanzioni lievi in quanto parametrate all’entità delle lesioni eventualmente provocate in danno della vittima che le subisce….

… Occorre mutare la nostra cultura e prendere atto che queste situazioni meritano tutt’altra considerazione rispetto a quella riservata loro dal nostro codice. Occorre adeguarsi al diritto internazionale che ci impone di adeguarci alle normative adottate da tutti gli altri paesi civili, punendo severamente questi comportamenti non solo perché eticamente scorretti ed intollerabili ma anche perché pericolosi per la tenuta democratica del nostro sistema giudiziario e per la stessa incolumità e vita delle persone coinvolte. L’Italia non solo e’ considerata inadempiente all’ obbligo

giuridico internazionale consistente nella adozione del reato di tortura, masi e’ esplicitamente rifiutata di adottarlo respingendo le formali raccomandazioni ONU a Lei rivolte.
Non sarebbe ora che tutti ci chiedessimo perche’?

http://www.articolo21.org/2012/06/firma-lappello-per-introdurre-in-italia-il-reato-di-tortura/comment-page-2/#comment-15372

LEGGI ANCHE :

FEDERICO ALDROVANDI



APPELLO DI PATRIZIA MORETTI MAMMA DI FEDERICO ALDROVANDI

http://cipiri19.blogspot.it/2012/06/federico-aldrovandi.html

DIAZ : Don't clean up this blood


 "DIAZ Don't clean up this blood"

https://cipiri12.blogspot.it/2012/04/diaz-dont-clean-up-this-blood.html


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domenica 24 giugno 2012

SPOT: Senato taglia i deputati da 630 a 508


Oggi tutti i telegiornali e le televisioni annunciano a caratteri cubitali una notizia a dir poco storica:
 Il Senato taglia i deputati da 630 a 508.

 E' solo un grande e inutile spot pubblicitario della casta che spera ancora nell'ignoranza generalizzata, dimenticando che internet permette di veicolare alcune informazioni che loro invece tentano in modo goffo di nascondere.
 Essendo il provvedimento inserito all'interno di un progetto di riforma costituzionale, l'approvazione in prima lettura da parte di un ramo del parlamento significa praticamente nulla o poco più.

 Dovranno essere votati i restanti articoli, compresi quelli spinosi sulla riforma semi-presidenziale e sulla legge elettorale dove attualmente non esiste alcun accordo politico. Poi il provvedimento dovrebbe passare alla Camera, dove i deputati dovrebbero autotagliarsi le poltrone (i senatori hanno tagliato i seggi della Camera, ma hanno bocciato gli emendamenti riguardanti il taglio dei seggi al Senato).

Poi il provvedimento dovrebbe tornare in seconda lettura (essendo una riforma costituzionale, c'è bisogno della doppia votazione da parte di entrambi i rami del parlamento sul medesimo testo) al Senato e poi ripassare un'altra volta alla Camera, senza che alcuna correzione o emendamento venga inserito.

 E' UNA GRANDE PRESA PER IL CUXO !! Litigheranno alcuni mesi e intanto la legislatura volgerà al termine, senza che nulla sia cambiato e così torneremo anche a votare con la legge elettorale attuale, il cosiddetto PORCELLUM che tanto piace alla Casta perchè gli consegna un parlamento di nominati e non di eletti.

fonte

Tralasciando il fatto che quella odierna è probabilmente solo una trovata propagandistica: DAVVERO RIDURRE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI è UNA MISURA DA ACCOGLIERE CON FAVORE? Non sarebbe meglio ridurre sensibilmente gli stipendi e ancor di più i numerosi privilegi schifosi, piuttosto che il numero dei parlamentari, il cui dimezzamento era uno dei principali "punti" del programma della loggia P2, in quanto concentrerebbe il potere in mano a meno persone e renderebbe il parlamento più "gestibile" in vista dei vari voti di fiducia... ovvero favorirebbe il "mercato" dei voti e limiterebbe la presenza dei dissidenti...

Evitiamo di abboccare alla facile propaganda della riduzione del numero dei parlamentari. Con l'attuale legge elettorale, meno parlamentari = meno rappresentanza e meno democrazia .

Riduzione dei parlamentari: meno costi, più efficienza o meno democrazia rappresentativa?

Scritto da www.riforme.info   
Con la riforma costituzionale all'esame degli elettori con il referendum del 25-26 giugno 2006 "Viene ridotto il numero dei parlamentari: da 950 a 773, con significativo risparmio per le finanze pubbliche".
Questo ci dice il "decalogo della riforma costituzionale" ad opera del leghista Roberto Calderoli.
Per risposta, il controdecalogo a cura del centrosinistra ribatte che "La riduzione del numero dei parlamentari viene rinviata al 2016 per favorire gli attuali capi e capetti. Nel lungo periodo c’è tempo anche per ridurre la riduzione; per ora c’è l’effetto di annuncio demagogico mette in evidenza che tale riduzione non scatterà immediatamente, ma soltanto nel 2016."
Nella sostanza, quindi, le ragioni per il No alla riforma da parte del centrosinistra divergono da quelle per il Sì soltanto per l'aspetto "tempi per l'entrata in vigore", temendo addirittura dei ripensamenti circa questa riduzione. Per altro, come anche ricordato da più parti, nelle intenzioni del centrosinistra vi è una riduzione ancora più ampia.

Sulla stessa lunghezza d'onda, sicuramente, il senso comun-popolare, sempre pronto ad esaltarsi di fronte a misure che colpiscono i politici, in modo particolare se con la prospettiva di risparmiare qualche soldo.
Del resto, come non comprendere sentimenti di questo tipo, con un mondo della politica sempre più lontano dai cittadini?
Peccato, però, che questi sentimenti di antipatia nei confronti della politica vengano quasi sempre utilizzati dalla politica stessa per ridurre gli spazi della rappresentanza democratica attraverso meccanismi che, in un modo o nell'altro, siano comunque in grado di cancellare dalla rappresentanza istituzionale ampi settori di elettorato.
Per sgombrare quindi il campo da ogni dubbio, è d'obbligo una riflessione circa le conseguenze di un eventuale taglio del numero dei parlamentari sotto il profilo della corretta e democratica rappresentanza degli interessi sociali.
Per farlo, è sufficiente analizzare gli ultimi risultati elettorali per il Senato di alcune regioni, avendo come riferimento la  soglia di sbarramento, del 3%, per i partiti coalizzati.
Con l'attuale legge elettorale, che può essere riassunta con la formula "maggioritario di coalizione con distribuzione proporzionale all'interno delle coalizioni", nelle Regioni con  meno seggi a disposizione si sono avuti casi nei quali alcune liste minori non hanno conquistato seggi, e questo pur appartenendo alla coalizione vincente ed avendo superato la soglia di sbarramento del 3%.
Questo per effetto di quella che tecnicamente viene definita "soglia di sbarramento implicita", dipendente dal tipo di ripartizione, dal numero dei partiti in lizza e, soprattutto, dal numero delle circoscrizioni elettorali ed il numero, quindi, dei seggi a disposizione per ogni circoscrizione (nel caso in esame le Regioni)

 


Regione


Numero seggi Regione


Liste senza seggi C-Sx
pur avendo superato lo sbarramento legale del 3 %


Liste senza seggi C-Dx
pur avendo superato lo sbarramento legale del 3 %


Abruzzo


7


Di Pietro Italia Valori 5,1 %


UDC - 7,1 %


Basilicata


7


Insieme con L'unione - 4,8 %
U.D. Eur Pop. - 4,7 %
Di Pietro Italia Valori 3,4 %


UDC 5,8 %


Calabria


10


Insieme con L'unione - 4 %
La Rosa nel pugno - 3,9 %


 


Friuli Venezia Giulia


7


Insieme con L'unione - 4 %
Di Pietro Italia Valori 5,1 %


UDC - 7 %


Liguria


8


Insieme con L'unione - 4,3 %


UDC - 6 %
Lega Nord - 3,8 %


Molise


2


Di Pietro Italia Valori 8,5 %
Rifondazione - 5,4 %


AN - 14,2 %


Sardegna


9


Di Pietro Italia Valori 3 %


 


Umbria


7


Insieme con L'unione - 4,4 %
La Rosa nel pugno - 3 %
 
 
Come si vede, per i soli 2 seggi a disposizione del Molise si hanno, ovviamente, risultati da legge elettorale maggioritaria, con l'impossibilità di conquistare seggi anche con percentuali del 14,2 %.
Ma al di là di questo caso particolare, nelle altre Regioni con più seggi a disposizione si deve registrare l'esclusione dalla ripartizione dei seggi di liste con risultati ben al di sopra del 4 %.
E' quindi evidente che, anche con l'attuale legge elettorale, la diminuzione dei seggi a disposizione delle singole Regioni provocherà l'ulteriore innalzamento della "soglia di sbarramento implicita", il tutto a danno delle forze politiche minori.
 
Chiariti gli effetti immediati sulla rappresentanza in conseguenza della riduzione dei parlamentari, che da soli sconsiglierebbero considerazioni legate ai presunti risparmi di spesa, sarebbe quanto mai opportuno ragionare in termini di efficienza.
L'efficienza parlamentare non è infatti data dal numero delle leggi approvate, ma dalla qualità delle leggi approvate.
Certamente, in una logica di revisione costituzionale che tutto fa dipendere dal Governo (elezione diretta, norme antiribaltone, decisione dell'agenda parlamentare), il Parlamento potrebbe essere considerato più un impedimento che il luogo deputato ad approfondire e a legiferare sulle istanze che provengono dalla società.
In fondo, se è il Governo che decide cosa si vota e come si vota, ed i parlamentari di maggioranza, fedeli, ad eseguire altrimenti tutti a casa, ma per quale motivo non ridurre del tutto il Parlamento?
A che pro' la finzione di una forma di governo di tipo parlamentare?
Questo sì che è buttare soldi!

Diversamente, pensando ad un ruolo attivo del Parlamento, la riduzione dagli attuali 630 deputati ai 518 previsti dalla riforma appare soltanto come una diminuita efficienza della capacità di approfondire le questioni, che costringerà inevitabilmente ad "esternalizzare", in misura maggiore, gran parte del lavoro parlamentare verso l'esercito degli ignoti collaboratori che già ora assolve una buona percentuale del lavoro parlamentare. Basti pensare alla sola legge finanziaria, un volume di carta da leggere in grado di riempire una stanza da letto: ma chi è che può ancora credere che dietro tutta questa produzione vi siano i soli 640 deputati?
Pensare quindi che i futuri parlamentari non trovino il modo per finanziare l'accresciuta necessità di collaboratori è una pia illusione.
Le spese della politica non diminuiranno affatto con la diminuzione dei parlamentari, ma anzi è forte il rischio che possano aumentare.




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venerdì 22 giugno 2012

DOV ' E' FINITO L´ORO DEGLI ITALIANI


DOV' E' FINITO L´ORO DEGLI ITALIANI

Le riserve auree diminuite in valore di 5,669 miliardi a 98,123 miliardi al 31 marzo 2012. Si vendono l’oro e senza dire niente ai cittadini! Dov’è finito quell’oro: venduto ai russi o ai cinesi, avidi compratori di riserve auree in questo momento? Oppure è andato in pegno alla Bce come collaterale di qualcosa, su richiesta della Bundesbank sempre più terrorizzata dalle perdite potenziale del programma Target 2? Una cosa è certa, l’operazione non nasce dall’emergenza. Lo scorso novembre, infatti, fecero scalpore per qualche ora le dichiarazioni del presidente della Commissione parlamentare per l’Europa del Parlamento tedesco, Gunther Krichbaum, in un’intervista al quotidiano “Rheinischen Post”: per ridurre il debito pubblico, l’Italia deve mettere in vendita una parte delle riserve auree.

La singolare proposta giunse dopo il netto no della Germania alla richiesta di vari Stati europei di un utilizzare le riserve auree della Banca centrale tedesca a ulteriore garanzia del cosiddetto Fondo salva Stati (Efsf) nel caso in cui la situazione economico-finanziaria peggiorasse. Pochi giorni dopo, si unì a questo coro anche Michael Fuchs, vicecapogruppo della Cdu, il partito di Angela Merkel, che al Bundestag tuonò: «Gli italiani devono mettere a posto i conti, quindi o portano a termine le privatizzazioni oppure vendono le loro riserve di oro». Un’opinione sottoscritta anche da Frank Schaeffler, dell’Fdp, che considerava «necessario» che gli Stati indebitati «vendano parte del loro oro o lo depositino a garanzia presso la Banca centrale europea». E l’Italia può in effetti contare su quasi 2.500 tonnellate di oro, la quarta riserva al mondo dopo Usa, Germania e il Fondo monetario internazionale, per un valore stimato intorno ai 102 miliardi di euro. In questo senso, la vendita del 20% del totale detenuto coprirebbe l’esborso richiesto dagli accordi internazionali.
Peccato che questo sarebbe un segnale di decadenza che avrebbe pesanti conseguenze sull’economia, sugli equilibri dei mercati e sulle valutazioni delle agenzie di rating: insomma, il governo dei tecnici bocconiani pare che abbia fatto come le famiglie indebite che portano catenine e fedi nuziali ai “Compro oro” per pagare le bollette scadute! E senza dire nulla a nessuno, ma soltanto seguendo pedissequamente le richieste tedesche. Il fatto è che quell’oro non è proprietà dello Stato italiano ma del popolo italiano, tanto che lo stesso Giulio Tremonti, quando nel 2009 voleva tassare le plusvalenze generate dalle riserve di Bankitalia, fu bloccato dal governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, che disse in Parlamento «Siamo sicuri che l’oro sia della Banca d’Italia e non del popolo italiano?» e dallo stesso Mario Draghi, all’epoca a capo di Palazzo Koch, secondo cui «le riserve auree appartengono agli italiani e non a via Nazionale».


E queste pratiche non sono una novità nel nostro Paese. Nella primavera del 1976 a Palazzo Chigi c’era Aldo Moro e il Tesoro era nelle mani di Emilio Colombo. La crisi valutaria imperversava e fu inevitabile ricorrere all’aiuto del governo tedesco di Helmut Schmidt che concesse un prestito di due miliardi di dollari, chiedendo però in garanzia 540 tonnellate d’oro, che traslocarono contabilmente dai libri della Banca d’Italia di Paolo Baffi a quelli dell’Ufficio italiano cambi. Fino al 1997, quando il passaggio inverso determinò una gigantesca plusvalenza sulla quale Palazzo Koch pagò 3.400 miliardi di lire di imposte: una manna per il governo di Romano Prodi, impegnato nel tentativo di riportare il disavanzo pubblico sotto il 3% del Pil per poter agganciare l’ euro, visto che l’incasso imprevisto avrebbe contribuito ad abbattere di un altro 0,18% il rapporto fra deficit e Pil. Peccato che Bruxelles, dove già avevano detto no alla rivalutazione delle riserve auree tedesche e alla vendita dell’oro della Banca centrale del Belgio, non diede il proprio consenso. Come siamo entrati nell’euro, poi, è cosa nota a tutti.
Com’è, come non è, a febbraio di quest’anno il quotidiano britannico “The Independent” rilanciava la conferma di una forte pressione tedesca fin dall’inizio del 2012 affinché Roma mettesse mano alle sue riserve per incidere sullo stock di debito: insomma, dove non arrivò il governo Prodi – che propose inoltre la vendita di piccole quantità delle nostre riserve per incentivare lo sviluppo dell’economia nazionale – potrebbero essere arrivati i professori, i tecnici. Tanto che il 19 gennaio scorso i deputati Fabio Rampelli e Marco Marsilio presentarono un’interrogazione parlamentare (con richiesta di risposta scritta) indirizzata al ministro dell’Economia e delle Finanze – leggi Mario Monti – per chiedere lumi al riguardo. A tutt’oggi, che io sappia, si attende risposta.
Signore e signori, questi si vendono l’oro (può essere un’alternativa, ma è sempre l’ultima e comunque andrebbe quantomeno annunciata e discussa in Parlamento) mentre le banche incassano e gioiscono (e non pagano nemmeno l’Imu per le sedi delle Fondazioni, il vero cancro politico-economico del sistema): attenzione, la strada che abbiamo intrapreso è decisamente greca. E con la Spagna destinata a ristrutturare in parte il debito entro l’autunno, rischiamo davvero grosso.

L.G



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Portare i criminali israeliani davanti a un tribunale penale internazionale




Gaza Nel mezzo dell’aggressione omicida israeliana a Gaza, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FplP) richiama il resto delle fazioni della resistenza all’unità, e non tralascia un appello rivolto agli attori internazionali e regionali, affinché fermino Israele dal compiere altri massacri contro i palestinesi.
“Fermare anche il processo politico con la presenza statunitense. Per mezzo di esso, Israele sta guadagnando tempo sul campo, e ci sta massacrando”, affermano dal Fronte.
Si richiede a Fatah e Hamas, protagonisti di primo piano del processo politico di riconciliazione nazionale, di accelerare la fase per la formazione del governo provvisorio.
All’Autorità palestinese (Anp) si chiede di sottrarsi al ricatto negoziale israeliano e alle pressioni dall’estero.
Alla Lega Araba e all’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (Oic) il FplP si appella perché si assumano le proprie responsabilità per il protrarsi di un’occupazione illegale.
All’Assemblea Generale Onu e agli enti internaizonli il partito palestinese chiede di imporsi su Israele per mezzo degli strumenti legali: patti, accordi e convenzioni nel rispetto della Convenzione di Ginevra.
“Portare i criminali israeliani davanti a un tribunale penale internazionale”: è questo l’appello.
 
Fonte: InfoPal

Israele impone sanzioni ai detenuti in sciopero della fame

La Palestinian Prisoners Society (PPS) ha riferito che l'Autorità delle prigioni israeliane ha imposto sanzioni su un certo numero di detenuti in sciopero della fame che hanno iniziato il loro sciopero 19 giorni fa, chiedendo alle fazioni politiche palestinesi di giungere a una riconciliazione completa.
La PPS ha emesso un comunicato stampa in cui dichiara che le sanzioni sono state òe seguenti: negare al detenuto le visite familiari per un mese, ponendolo in isolamento per una settimana e imponendo un'ammenda di 250 NIS (circa $ 65). Le sanzioni sono state applicate a 3 detenuti identificati come Nasser ash-Shaweesh, Salah al-Bokhary e Mohammad al-Hamama, che sono stati anche trasferiti in una località sconosciuta.
Inoltre, il detenuto Abdul-Atheem Abdul-Haq ha affermato che lo sciopero, compiuto insieme a sette altri detenuti, si prefigge principalmente di chiedere alle fazioni palestinesi di attuare l'accordo di Doha, considerato un passo importante verso la cessazione delle divisioni interne, e quindi di raggiungere una riconciliazione.
Abdul-Haq ha poi aggiunto che nei campi di detenzione israeliani i detenuti non pensano a come sopravvivere in prigione, ma a come essere liberati, e che "le divisioni interne tra le fazioni palestinesi stanno uccidendo le loro aspirazioni. Pertanto, stiamo portando avanti il nostro sciopero, per unire il nostro popolo, nella chiamata a porre fine alle divisioni interne, come tra i movimenti Fatah e Hamas che si devono riconciliare".
I detenuti che sono in sciopero della fame per la riconciliazione sono Nasser ash-Shaweesh, Salah al-Bokhary, Mohammad Hamama, Nasser Abu Kishik, Abdul-Rahman Othman, Bilal Bahloul e Abdul-Atheem Abdul-Haq.
 
Fonte: IMEMC

leggi anche: http://cipiri.blogspot.it/2012/06/gaza-altri-due-morti-palestinesi.html
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giovedì 21 giugno 2012

La Rosa Tricolore: Renzi premier Berlusconi Presidente della Repubblica

La Rosa Tricolore Renzi premier Berlusconi Presidente della Repubblica


La Rosa Tricolore Renzi premier Berlusconi Presidente della Repubblica


La Rosa Tricolore Renzi premier Berlusconi Presidente della Repubblica

'L'Espresso' è entrato in possesso del documento riservato commissionato dal Cavaliere a un gruppo ristretto di consiglieri capeggiati da Dell'Utri e Verdini (oltre che dal suo nuovo guru Volpe Pasini). Risultato: via il Pdl e quasi tutti i suoi dirigenti, nasce una Lista Civica nazionale che dovrà allearsi con il sindaco di Firenze, destinato a Palazzo Chigi. Obiettivo: salvare Silvio dai giudici e (se possibile) farlo eleggere Presidente della Repubblica


Il documento circolava ieri riservatamente nell'aula di Palazzo Madama mentre i senatori si apprestavano a votare per l'arresto di Luigi Lusi. Appena arrivato da Milano, top secret, affidato soltanto a un ristrettissimo gruppo di notabili berlusconiani. Nessun file, solo carta, come ai bei vecchi tempi. Otto pagine dattiloscritte più la copertina, titolo "La Rosa Tricolore", sottotitolo "Un Progetto per Vincere le elezioni politiche 2013". E il simbolo, una rosa stilizzata con i petali rossi, bianchi e verdi su tutte le pagine.

Dopo giorni di indiscrezioni sempre smentite, ecco per la prima volta messo nero su bianco il piano di Silvio Berlusconi per superare indenne il disastro del Pdl, dato in picchiata nei sondaggi, e provare a vincere alle prossime elezioni, tra un anno o nel 2012 «nel caso di voto anticipato», si legge nel documento, nell'eventualità più che mai attuale che il governo Monti venga fatto cadere.

Un piano in tre mosse. Primo, azzerare l'attuale Pdl, considerato in blocco «non riformabile» insieme a tutti i suoi dirigenti (con un singolare eccezione: Denis Verdini).

Secondo, costruire un network di liste di genere (donne, giovani, imprenditori) tutte precedute dal logo "Forza".

E, infine, l'idea più clamorosa: candidare un premier a sorpresa, pescato come nel calcio mercato dalla squadra avversaria: non Luca Cordero di Montezemolo né Corrado Passera né tantomeno il povero Angelino Alfano. Ma il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi, oggi candidato in pectore alle primarie del Pd.

Pdl tutti a casa. E senza tv.
Il presupposto dell'operazione Rosa Tricolore è la catastrofe dell'attuale centrodestra e del partito azzurro. «Il Pdl», si legge, «appare non riformabile e i suoi dirigenti hanno un tale attaccamento alla proprio posto di privilegio da considerare come fondamentale la sopravvivenza solo di se stessi. Miracolati irriconoscenti appiccicati sulle spalle di Berlusconi». Il rischio è che la sconfitta del Pdl trascini con sé anche «la fine politica» del Cavaliere. E non solo: «La sconfitta toglierebbe a Berlusconi la sola protezione contro chi lo vuole morto finanziariamente, giudizialmente e fisicamente».

Insomma, i capi del Pdl, pur di non soccombere, condannerebbero al patibolo il loro creatore Silvio. Con alcune eccezioni. Più di tutti, Denis Verdini, «che ha dimostrato capacità di lavoro e di risultato organizzativo ed operativo», ma anche il coordinatore lombardo Mario Mantovani. Soluzione radicale: «la sola svolta possibile sarebbe le loro dimissioni dai ruoli di partito, la loro scomparsa dai giornali e dal video e la loro non ricandidatura», eccezion fatta per chi ha un solo mandato. Insomma, si salva Maria Rosaria Rossi.

E a casa, e pure senza telecamere, i «professionisti della politica»: La Russa, Gasparri, Frattini, Quagliariello, Cicchitto, Matteoli, Brunetta, Sacconi... E naturalmente il segretario Alfano, «che aveva la possibilità di dimostrare la sua leadership e invece non ha fatto nulla dimostrando di far parte a pieno titolo della vecchia classe dirigente che i cittadini chiedono che venga sostituita con facce nuove giovani e non».

Dalla Brambilla a Marco Rizzo
Un progetto di rottamazione? Molto di più: il Piano di Rinascita Berlusconiana si richiama esplicitamente a Beppe Grillo. Un movimento leggero, solo nazionale, senza apparati regionali, costi bassissimi, senza finanziamento pubblico e, svolta epocale per Sua Emittenza, con la Rete al posto della tv. Un network che mette insieme lo spirito vincente di Forza Italia '94 e la lezione di 5 Stelle. Organizzazioni di genere: «Forza Donne. Forza Imprenditori. Forza Giovani». E poi studenti, pensionati, pubblici dipendenti. Tutti raggruppati in un movimento nazionale, le cui ipotesi di nome sono Forza Silvio oppure Forza Italiani.

Una lista del genere, si calcola, potrebbe valere con quel che resta del Pdl il 28-30 per cento dei voti. Cui andrebbero aggiunti i consensi raccolti dal bouquet di liste fiancheggiatrici già pronto. Si va dalla Destra di Storace alla lista Sgarbi ("Rivoluzione") ai pensionati alle new entries.


La lista Santanchè, gli animalisti della Brambilla, una fantomatica nuova Alleanza democratica con gli ex dc, una Lista Sud e una Lista Nord («se salta l'accordo con la Lega») e la nuova di zecca Siamo Italia affidata all'ex supercommissario Guido Bertolaso. Tutte insieme le liste pro-Silvio potrebbero toccare tra il 37 e il 42 per cento. Competitive con Grillo, che scenderebbe al 12 per cento. E soprattutto con il Pd e con il centrosinistra oggi dato per vincente.

Contando anche su qualche quinta colonna nel campo avversario: per esempio il comunista Marco Rizzo. Per togliere voti alla coalizione di Bersani «potrebbe essere di interesse sostenere la presenza del gruppo di Marco Rizzo affinché si presenti alle elezioni politiche». Quando si dice la doppiezza: Berlusconi anti-comunista nelle piazze, sponsor di Rizzo nelle stanze dei patti elettorali.

Matteo nuovo Silvio
Ma la sorpresa più grande il Piano B. la riserva quando si arriva a parlare di chi potrebbe essere il prossimo candidato premier. «Fermo restando che nessuno potrebbe svolgere questo compito meglio di Berlusconi, questo vale solo se lui sente il grande fuoco dentro di sempre». Se invece il fuoco del Cavaliere fosse intiepidito, sarebbe meglio pensare a un nome nuovo. Alfano? «Non crea trascinamento e emozioni». Montezemolo? «Troppo elitario e tentennante». Passera? «Privo di carisma e di capacità decisionali forti. La permanenza nel governo Monti non lo aiuta».

E allora la sola cosa da fare, «folle, geniale», è schierare il campione del campo avverso: «Il solo giovane uomo che ci fa vincere: Matteo Renzi». Il sindaco di Firenze? Ma non è del Pd? Certo. Ma chi ha scritto il documento ricorda con lucidità che il rottamatore è inviso ai dirigenti del partito e alla Cgil, mentre è apprezzato dagli elettori del centrodestra. «Se Berlusconi glielo chiedesse pubblicamente non accetterebbe. Sarebbe un errore fare una richiesta pubblica da parte del leader», che pure conosce e stima Renzi, annota il testo, ricordando gli incontri di Arcore tra il sindaco e il Cavaliere. «Bisogna che Renzi si candidi da solo con la sua lista Renzi e che apra a tutti coloro che condivideranno il suo programma (ovviamente preventivamente concordato). A quel punto la nuova coalizione di centrodestra si confronterà con lui e deciderà di sostenerlo per unità di vedute e di programmi». Lista Renzi e Forza Silvio insieme. E le primarie annunciate del Pd, dove Renzi dovrebbe sfidare Bersani? Non si faranno mai, scommettono gli autori del documento, che si ritengono ben informati.

Nuovi inni e vecchi condoni
Il programma. I punti forti sono da berlusconismo d'antan. Via le tasse dalla prima casa, via le intercettazioni e carcere preventivo, via i limiti troppo stretti per l'uso dei contanti. E poi abolizione di Equitalia, un «grande condono» e presidenzialismo. Ma la rivoluzione sarà nella forma: un programma già composto di disegni di legge da approvare senza emendamenti entro cento giorni per le leggi ordinarie e dodici mesi per le leggi costituzionali. E poi, sembra una notazione frettolosa, c'è da eleggere il Presidente della Repubblica. Il candidato non è specificato, ma si può immaginare chi sia. Un piano così minuzioso non poteva dimenticare la colonna sonora, i gadget e le parole d'ordine. L'inno «sarà quello di Forza Italia adeguato al nuovo nome». E c'è già l'indirizzo web: rosatricolore.it che si aggiunge ai già esistenti forzasilvio.it e forzaitalia.it

Il circolo Dell'Utri
Fantapolitica? Se lo chiedono alla fine anche gli estensori del Piano. E ci sarebbe da pensarlo se non fosse per altri indizi che portano direttamente nel cuore di Arcore e di Palazzo Grazioli. A registrare il domino web di Rosa Tricolore il 23 aprile scorso è stato Diego Volpe Pasini, da ormai quasi due anni fra i più intimi consiglieri dell'ex premier. Imprenditore dalle alterne fortune, cinquantuno anni, romano di nascita ma friulano di adozione, tra i fondatori di Forza Italia nel 1994, animatore della lista Sgarbi, dopo anni burrascosi è rientrato nell'inner circle di Berlusconi forte degli antichi rapporti con il senatore Marcello Dell'Utri, mai interrotti nel corso degli anni, e di una più recente amicizia con il coordinatore Verdini. E' lui il probabile estensore del Piano, partorito all'interno della fondazione che è stata incaricata da Berlusconi di rinnovare il Pdl. Da mesi lavorava in silenzio, questo è il primo risultato. Che dimostra come per tornare a vincere bisogna ripartire dagli amici di sempre, quelli che fondarono Forza Italia. Dell'Utri e il suo sodale della P3 Verdini, per esempio. Il futuro ha un cuore antico: anche per Berlusconi.
 di Tommaso Cerno e Marco Damilano
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/berlusconi-il-piano-segreto-per-renzi-premier/2184940//0

leggi anche : http://cipiri.blogspot.it/2015/05/danni-creati-allitalia-da-berlusconi.html


Danni Creati all'Italia da Berlusconi 

 Il fautore della più grave regressione antropologica, culturale, sociale economica e legale della storia Italiana ...
 Un giorno dovremo vergognarci con i nostri figli di aver avuto al potere per 12 anni e 4 governi un evasore fiscale frequentatore di prostitute minorenni  

Berlusconi e i suoi sodali sono stati un male per l’Italia sostanzialmente 
per le seguenti tre principali ragioni: 
1) Berlusconi dal punto di vista etico e morale rappresenta il peggio della cultura moderna;
2) Berlusconi sta attentando ai principi fondanti dello stato di diritto e della costituzione facendo leggi a proprio uso e consumo;
3) questo governo fa quasi esclusivamente leggi a favore dei più potenti, ricchi e corrotti, leggi per curare gli interessi aziendali di Berlusconi, per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi, senza preoccuparsi dei precari, dei disoccupati, delle famiglie più povere. 

RICORDIAMOCI PERCHE' L'ITALIA
E' ARRIVATA NEL 2015
CON 10 MILIONI DI PERSONE 
CHE NON ARRIVANO A FINE MESE

Ecco un elenco, in ordine temporale, per chi non ricorda o non sa quali e quanti loschi provvedimenti, spesso tenuti nascosti dalla disinformazione televisiva, Berlusconi e i suoi sodali hanno preso dall’inizio della legislatura, mettendo da parte la questione etica, morale,
e i problemi giudiziari del premier: 

1) Berlusconi appena tornato al governo ha abrogato norme di contrasto all'evasione fiscale varate dal governo precedente.
2) Ha abolito i tetti agli stipendi dei manager pubblici varati dal precedente governo.
3) Ha abrogato le norme più restrittive varate dal precedente governo sull'utilizzo dei voli di stato.
4) Ha cancellato la legge n.188 del 17 ottobre 2007 fatta dal governo Prodi che contrastava...continua a leggere 
http://cipiri.blogspot.it/2015/05/danni-creati-allitalia-da-berlusconi.html



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