Le Carte Parlanti

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giovedì 15 marzo 2012

Dell'Utri ambasciatore della mafia a Milano





 Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, intervistato da Radio 24 è ritornato sul processo a Marcello Dell'Utri e sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi che ha parlato di diciannove anni di gogna.
 Ingroia ha detto, "Se il processo è durato così tanto è colpa del governo Berlusconi che invece che accorciare i tempi dei processi ha accorciato i tempi della prescrizione". Ingroia ha confermato il suo pensiero su Dell'Utri ambasciatore della mafia a Milano.



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http://www.ilfattoquotidiano.it | Servizio Pubblico "La verità" è il titolo della puntata in onda giovedì 15 marzo 2012, titolo "La Verità". In questo video: Marco Travaglio ripercorre le fasi salienti del processo a Marcello Dell'Utri, illustrando anche il concetto di "concorso esterno" e la sua applicazione.


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Sentenza Dell’Utri, il pm Ingroia attacca:
 “E’ un colpo di spugna sul metodo Falcone”
Secondo il procuratore aggiunto di Palermo, la decisione della Cassazione - che ha annullato il processo d'appello in cui il senatore Pdl era stato condannato a sette anni per concorso esterno alla mafia - "non è un'assoluzione, ma stanno cercando di demolire il nostro lavoro"

Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia
“Spero che questa sentenza non si trasformi nel colpo di spugna finale al cosiddetto metodo Falcone, perché da due decenni siamo testimoni di un’instancabile opera di demolizione del lavoro della magistratura siciliana, iniziato dal pool antimafia di Falcone e Borsellino, e proseguito, dopo la loro morte, nel solco giuridico da loro aperto”. E’ sorpreso, ma non troppo, dall’esito del verdetto, che “non ha assolto Dell’Utri“, esprime amarezza per la demolizione della cultura giuridica di Falcone e Borsellino e assicura: “Nessuna refluenza sulle indagini sulla trattativa”, in cui è indagato lo stesso Dell’Utri. Parla Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo.

Dottor Ingroia, Dell’Utri si è detto “molto soddisfatto” di questo verdetto della Cassazione. E lei?
Fermo restando che i giochi sono ancora aperti, perché questa non è una sentenza di assoluzione, e tutto si deciderà nel nuovo processo, c’è amarezza per la coincidenza del ventennale della morte di Falcone e Borsellino. Siamo in una fase molto delicata di acquisizione di nuove verità: sulle stragi e sui depistaggi. E’ triste assistere, proprio in questo anno, al montare di un nuovo revisionismo politico-giudiziario sulla stagione di Falcone e Borsellino, perché non dimentichiamo che il concorso esterno è una creazione che nasce da una loro idea, messa a punto durante l’istruttoria del maxiprocesso, per scoprire le collusioni dei colletti bianchi. L’amarezza, poi, viene anche dalla mia convinzione che c’erano tutti i presupposti per rigettare il ricorso della difesa di Dell’Utri e accogliere quello del pg di Palermo Nino Gatto, il contrario cioè di quanto è stato fatto.

Se l’aspettava?
Mi sento alquanto sorpreso per questo esito perché conosco le prove che ci sono nel processo, ma non posso dirmi altrettanto sorpreso conoscendo la cultura della prova del presidente Grassi, che è totalmente lontana dalla mia. La mia è quella che viene dagli insegnamenti di Falcone e Borsellino, quella di Grassi non so.

L’intervento del pg Iacoviello rischia di delegittimare i processi che sono in corso e le condanne già comminate con questo tipo di reato?
Dire che al concorso esterno non crede più nessuno, fa a pugni con tante sentenze ormai definitive nei confronti di politici siciliani come Franz Gorgone ed Enzo Inzerillo, e di alti funzionari dei servizi segreti come Ignazio D’Antone e Bruno Contrada. Da un lato Iacoviello ha voluto sottolineare come l’annullamento con rinvio non equivale a una dichiarazione di innocenza dell’imputato, specificando che il problema sta nella motivazione sbagliata, ma d’altra parte alcuni suoi passaggi ed espressioni un po’ forti appaiono incoerenti con questa conclusione. Incoerenti e contraddittorie persino con le pronunce delle Sezioni unite. E’ indubbio che la Cassazione creda al concorso esterno, avendone stabilito la validità nelle sentenze Carnevale e Mannino, ed evidentemente ci crede lo stesso Iacoviello visto che non ha chiesto l’annullamento senza rinvio.

Però la sentenza che ha assolto Mannino circoscrive sensibilmente l’area di applicazione del concorso esterno…
La sentenza Mannino dice che per rispondere di questo reato occorre la prova di condotte concrete che si risolvono in un rafforzamento dell’associazione mafiosa, e poi sostiene che nel caso di Mannino questa prova non c’è. Ma non è certo il caso di Dell’Utri. Il processo al senatore Pdl contiene una miriade di fatti concreti e non può essere messo sullo stesso piano di quello di Mannino.

Da oggi, secondo lei, sono messi in discussione i rapporti tra Dell’Utri e la mafia?
Bisogna leggere le motivazioni. Penso però che se fosse stato messo in dubbio radicalmente il rapporto Dell’Utri–mafia e il contributo di Dell’Utri alla mafia, la Cassazione avrebbe deciso un annullamento senza rinvio.

Il verdetto del presidente Aldo Grassi ha dato la stura al consueto coro del centro-destra contro “i processi senza diritto”. Qualcuno si è spinto addirittura a chiedere il risarcimento dei danni per Dell’Utri…
Si tratta di un coro dettato in parte dall’ignoranza e in parte dalla malafede. C’è chi non ha capito che Dell’Utri non è stato riconosciuto innocente, e c’è chi finge di non averlo capito.

In questo Paese ci sono oggi i presupposti per migliorare gli strumenti giuridici della lotta alla mafia?
A leggere le reazioni a questa sentenza – che è stata accolta sull’onda della tifoseria e della rivalsa nei confronti della magistratura – non mi pare che ci siano i presupposti per un serio e franco dibattito.

Come influisce la sentenza della Cassazione sulle indagini in corso sulla trattativa?
In nessun modo. Nel procedimento sulla trattativa si procede per un’ipotesi di reato totalmente diversa da quella del concorso esterno, e sulla base di elementi di prova acquisiti successivamente, e mai presi in considerazione né dalla Corte d’Appello né dalla Cassazione.

di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

da Il Fatto Quotidiano del 11 marzo 2012








La sentenza Dell’Utri

 umilia Falcone



 Per dire che l'annullamento della sentenza sul fondatore di Forza Italia non gli piace, l'aggiunto palermitano Antonino Ingroia sceglie un'intervista a Repubblica.it. E spara a zero sulla Cassazione, la cui decisione rientra «in un processo di demolizione della cultura della giurisdizione e della prova che erano del pool di Falcone e Borsellino». Ma la toga siciliana, pm nel processo di primo grado contro Dell'Utri, riserva un colpo anche al presidente della quinta sezione della Suprema Corte, Aldo Grassi, sostenendo di non essere sopreso dalla sentenza, perche´ «coerente con la sua (di Grassi, ndr) impostazione di sempre. C'è chi ha avuto come maestri Corrado Carnevale, chi invece Falcone e Borsellino».
Quello che evidentemente Ingroia non riesce mandar giù, a leggere le sue dichiarazioni, sono le critiche riservate dal procuratore generale, Mauro Iacoviello, al reato di «concorso esterno», quello che aveva permesso di condannare il politico siciliano. Quel reato dai confini incerti, invece, l'aggiunto lo difende a spada tratta, attribuendone appunto la «paternità» ai due giudici ammazzati dalla mafia nel 1992: «Il concorso esterno non è un'invenzione della Procura di Palermo, è un insegnamento di Falcone e Borsellino», precisa. Per Ingroia «sarebbe triste» mettere una pietra tombale sul concorso esterno, ossia «su una delle più importanti e innovative idee giurisprudenziali» di Falcone e Borsellino, proprio «nel ventennale della strage».
Le vibrate proteste di Ingroia, che da magistrato contesta la sentenza della Cassazione, riaprono il discorso politico sul ruolo delle toghe. Al pm di Palermo risponde Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. Ed è un intervento netto. «È paradossale che Ingroia faccia polemiche. Uno che ha fatto di Ciancimino jr una icona antimafia mentre faceva truffe e teneva tritolo in casa dovrebbe spiegare i suoi errori non alimentare polemiche. Il caso Ingroia ci spinge a votare senza modifiche la norma sulla responsabilità civile dei giudici.
Il Csm lo ha censurato ma lui offre altra materia per valutazioni negative». La questione della responsabilità civile dei magistrati non è un'invenzione di Gasparri. È un discorso che tira in ballo le scelte degli italiani. È una storia che viene da lontano e dal referendum radicale del 1987. L'80,20 per cento degli elettori votò per la responsabilità. Da allora non è mai accaduto che un magistrato venisse condannato per i suoi errori. Cane non mangia cane.



Ingroia attacca Dell'Utri:
 "Un ambasciatore di Cosa Nostra a Milano"
Il procuratore aggiunto di Palermo:
 "Mi sento sconfitto dalla Cassazione, ma in 2 anni il processo si può rifare"
ROMA - "Berlusconi ha detto che Dell'Utri ha sofferto 19 anni di gogna? Si potrebbe replicare al presidente Berlusconi che quando era al governo poteva fare una riforma della giustizia per accorciare i tempi dei processi, invece ha fatto esattamente il contrario. Ha fatto approvare provvedimenti che li hanno allungati. Dunque anche il processo Dell'Utri e' durato cosi' tanto per colpa di Berlusconi, questo e' sicuro". Cosi' il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, alla Zanzara su Radio 24.
"Se di gogna si puo' parlare- aggiunge Ingroia- Berlusconi dovrebbe prendersela con se stesso". Sulla pronuncia della Cassazione Ingroia dice: "Si', mi sento sconfitto, e' un mancato riconoscimento di un lavoro di anni. Ma non ho perso tutte le speranze, in due anni il processo si puo' fare". Poi fa un paragone: "Rispetto ad altri processi per concorso esterno ci sono molte piu' prove e piu' concrete. Sarebbe ingiusto rispetto a Bruno Contrada, per esempio, se Dell'Utri se la cavasse mentre lui e' finito in galera. Su Contrada c'erano meno prove a carico".
Come definisce Dell'Utri?, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo. "Un ambasciatore di Cosa Nostra nel mondo imprenditoriale e finanziario milanese- risponde Ingroia- lo dissi tanti anni fa e non ho mai cambiato opinione. Un portatore di interessi della mafia. Anche l'avventura politica del senatore Dell'Utri nasce per gli interessi di Cosa Nostra.
L'idea della costituzione di Forza Italia e' del senatore Dell'Utri ed e' anche nell'interesse della mafia. Rimango convinto di questo". Berlusconi? "Su questo non ci sono riscontri", conclude il procuratore aggiunto di Palermo.

 «Agenzia Dire» e l'indirizzo «www.dire.it»

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