Le Carte Parlanti

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Mundimago

mercoledì 30 novembre 2011

Il suicidio assistito di Lucio Magri




Il suicidio assistito di Lucio Magri l'addio ai compagni:

"Ho deciso di morire"

Il fondatore del Manifesto morto in Svizzera ha deciso tutto con lucidità; dalla fine alla sepoltura vicino alla sua Mara. 
Gli amici hanno tentato di dissuaderlo ma lui era depresso per la morte della moglie . 

Lucio Magri, l'addio della politica tra cordoglio e polemiche Molte testimonianze in ricordo dell'ex parlamentare, comunista eretico e co-fondatore del Manifesto. 

Ma la scelta di chiudere la sua esistenza in una clinica svizzera per il suicidio assistito riapre lo scontro sul fine vita. 
Ronconi: "Un atto di viltà".
Englaro: "Si può non condividere, ma si deve rispettare"

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lunedì 28 novembre 2011

L'ITALIA E' FALLITA, SI TORNA ALLA LIRA




L'ITALIA E' FALLITA

 

SI TORNA ALLA LIRA


Un team di avvocati è al lavoro da mesi per studiare l'uscita dall'Euro. Bloccheranno i conti correnti per una settimana, servirà per tornare alla vecchia moneta. Il sistema Euro è crollato



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L'Italia fallirà e tornerà alla lira Bloccheranno i conti correnti per una settimana,
servirà per tornare alla vecchia moneta.
Il sistema Euro è crollato
di Loretta Napoleoni



 In finanza, quindi Piazza Affari, Londra, Tokyo e Wall Street, si parla di default multiplo già da giugno e infatti noi ne abbiamo parlato qui su Cadoinpiedi. C'è anche un programma che è iniziato quest'estate di ricerca da parte sia della Germania che della Francia, quindi diciamo i paesi al centro dell'Euro, per trovare una soluzione nel caso in cui Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda non ce la facciano. Un team di avvocati lavora già da diversi mesi e questo programma è quasi completo, il che vuole dire che c'è la possibilità che questo Euro si spacchi e che quindi una parte che diciamo è la parte del Nord Europa, quella che ha seguito una politica fiscale di maggiore austerità negli ultimi dieci anni, si ricostituisca intorno a un Euro che sarà un Euro forte. Il resto andrà in default . In Italia di queste cose non se ne è parlato perché non se ne è voluto parlare e in realtà se uno parlava con chiunque operava sulle piazze affari internazionali che l'Italia potesse andare in default era una possibilità. Certamente una possibilità abbastanza remota a giugno però oggi siamo quasi arrivati al momento cruciale.

Io quello che posso dire è quello che alcuni avvocati di questo team che stanno lavorando al possibile default mi hanno detto è che succederà un po' com'è successo in Argentina, potrebbero chiudere le banche per una settimana, i depositi potrebbero essere congelati, si potrà prelevare una certa quantità di denaro quotidianamente (in Argentina erano l'equivalente di 250 dollari) e in questa settimana di "congelamento" ci sarà la conversione dall'Euro alla moneta che si vuole scegliere, per esempio l'Italia potrebbe tornare alla lira. Però questo comporterà anche dei cambiamenti a livello pratico. Dopodiché i risparmiatori italiani chiaramente si ritroveranno le lire. Questo significa che se uno vive in Italia e non va all'estero non ha grossi problemi, al contrario la debolezza della moneta sarebbe un danno. Certo, chi ha i soldi fuori, chi ha gli Euro fuori, sarà avvantaggiato perché ci sarà una svalutazione della lira e il tasso di cambio sarà il tasso di cambio che verrà deciso chiaramente dalle autorità monetarie e anche dalle autorità europee. Credo sarà molto vicino al tasso di cambio al quale la moneta è entrata e quindi 1936,27 lire. Chiaramente ci sarà una svalutazione e quindi questi soldi varranno di meno alla fine della settimana di conversione di quanto valevano all'inizio.

Poi c'è questa notizia che l'Fmi smentisce gli aiuti all'Italia...

Questa notizia molto probabilmente è stata passata a chi l'ha pubblicata perché mercoledì c'è l'asta dei Btp decennali e quindi si voleva in un certo senso rassicurare i mercati. E infatti oggi FMI ha smentito qualsiasi aiuto. Questa mattina alla borsa di Londra ci sono state già delle reazioni abbastanza negative perché chiaramente si pensa che gli italiani l'abbiano pubblicata appositamente. E questa è una cosa gravissima perché dà proprio l'impressione anche della poca professionalità del mercato italiano. Del resto il problema fondamentale qui è un problema di fiducia, nel senso che non si ha più fiducia nei confronti dell'Euro. Pensiamo anche a quello che è successo giovedì scorso, con i tedeschi che non sono riusciti a piazzare i loro Bund, ma non solo questo. Il rendimento è arrivato ai livelli del rendimento dei Gilt, quindi dei buoni inglesi. I buoni inglesi hanno un solo elemento di vantaggio rispetto ai Bund: sono in sterline e non in Euro.
Ho paura che non ce la faremo a riprenderci, nel senso che questo multiplo default sia in realtà uno scenario molto possibile che vedrà non solo la Grecia e l'Italia ma anche la Spagna e il Portogallo (forse solo l'Irlanda si salverà perché in Irlanda si è fatta una politica completamente diversa e gli indicatori economici sono abbastanza positivi) uscire dall'euro e uscire in modo disordinato.

L'ultimo elemento di preoccupazione è questo processo di ricapitalizzazione imposto alle banche che è in preparazione a Basilea 3 e quindi quello che sta succedendo sui mercati adesso è anche una riduzione drastica della liquidità disponibile sui mercati. Il che vuol dire che abbiamo un effetto di sfiducia nei confronti dell'Euro che si sovrappone a una contrazione della liquidità, quindi ci sono meno soldi in circolazione e c'è anche meno volontà di investire in obbligazioni. Le banche vendono la maggior parte delle loro obbligazioni per poter ricostituire la loro liquidità. Per cui vediamo che la Bce per esempio nel mese di settembre ha acquistato quasi 600 miliardi di obbligazioni da parte di tutta quanta l'Europa di cui 100 dalla Francia e 100 dall'Italia e il rimanente dal resto dei paesi europei, perché le banche li scambiano in cambio per poter ricostituire il proprio contante. Quindi c'è una crisi anche all'interno del mercato delle obbligazioni che non riesce a assorbire tutto quello che praticamente gli viene dato. Abbiamo due elementi: la sfiducia ma anche un elemento strutturale che è appunto la mancanza di liquidità.

 di Loretta Napoleoni - 28 Novembre 2011


http://www.cadoinpiedi.it/2011/11/28/litalia_e_fallita_si_torna_alla_lira.html#anchor


Due banche si preparano al ritorno della lira
 
Almeno due banche di caratura mondiale «hanno preso delle misure» per ritornare ad effettuare transazioni in vecchie valute della zona euro tra cui lira, dracma e escudo. Lo ha scritto il 24 dicembre il Wall Street Journal citando fonti ben informate.
Le banche in questione, secondo il quotidiano finanziario, hanno già contattato Swift, l'azienda belga che gestisce i sistemi per le transazioni finanziarie internazionali, per avere la tecnologia e i codici necessari, riferiscono le fonti.
Un portavoce di Swift ha detto al giornale  che l'azienda è pronta a fare tutto quanto sarà necessario per garantire il regolare svolgimento delle transazioni, ma che «non è il caso fare commenti suquestioni specificamente legate alla zona euro». Secondo il Wall Street Journal, le banche stanno studiando tutti gli aspetti del possibile impatto che avrebbe l'uscita di uno o più Paesi dalla zona euro.



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giovedì 24 novembre 2011

WWW.IMAGOMUNDI.ORG: MAZZO DI CARTE CHE HO CREATO ISPIRANDOMI AGLI ARCA...

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MAZZO DI CARTE CHE HO CREATO ISPIRANDOMI AGLI ARCANI MAGGIORI DEI TAROCCHI

HO IDEATO QUESTA PAGINA PER PUBBLICIZZARE UN MAZZO DI CARTE CHE HO CREATO ISPIRANDOMI AGLI ARCANI MAGGIORI DEI TAROCCHI-
MANTENENDO INALTERATO IL NUMERO MA CAMBIANDO L'ICONOGRAFIA
I DISEGNI SONO IN BIANCO E NERO
CHIUNQUE FOSSE INTERESSATO A RICEVERLI OD A REGALARLI E' NECESSARIO EFFETTUARE UNA DONAZIONE
VI RINGRAZIO PER IL GESTO DI APPREZZAMENTO
A PRESTO


INSIEME ALLE
CARTE VERRA' INSERITO UN LIBRICINO DI PRESENTAZIONE




WWW.IMAGOMUNDI.ORG: MAZZO DI CARTE CHE HO CREATO ISPIRANDOMI AGLI ARCA...: HO IDEATO QUESTA PAGINA PER PUBBLICIZZARE UN MAZZO DI CARTE CHE HO CREATO ISPIRANDOMI AGLI ARCANI MAGGIORI DEI TAROCCHI - MANTENENDO I...
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MALTEMPO : BASTA STRAGE DI INNOCENTI






MALTEMPO : BASTA STRAGE DI INNOCENTI

ESECUTIVO RIPRISTINI I FONDI PER LA TUTELA DEL TERRITORIO

Sono vicino alle famiglie delle vittime del nubifragio avvenuto ieri nel Messinese e partecipe al loro dolore. Non è più possibile assistere senza far nulla a quest’ennesima strage degli innocenti dovuta all’irresponsabilità di coloro che si arricchiscono sulla pelle della gente. L’Italia continua a franare e i cittadini a morire anche per colpa di persone senza scrupoli che hanno costruito illegalmente ed abusivamente per anni in zone ad alto rischio . Chiediamo al ministro dell’Ambiente di intervenire e di rimediare all’enorme danno provocato dal precedente esecutivo che ha tagliato drasticamente i fondi contro il dissesto idrogeologico. Queste risorse vanno immediatamente ripristinate e occorre approntare urgentemente un piano organico per mettere in sicurezza il territorio nazionale. Piuttosto che pensare di buttare il denaro in grandi opere come il ponte sullo Stretto, si utilizzino i fondi per prevenire queste tragedie

 ...E PARLAVANO DI PONTE SULLO STRETTO
QUEI CRIMINALI....

"Non è più possibile assistere senza far nulla a quest’ennesima strage degli innocenti dovuta all’irresponsabilità di coloro che si arricchiscono sulla pelle della gente. L’Italia continua a franare e i cittadini a morire anche per colpa di persone senza scrupoli che hanno costruito illegalmente ed abusivamente per anni in zone ad alto rischio. Chiediamo al ministro dell’Ambiente di intervenire e di rimediare all’enorme danno provocato dal precedente esecutivo che ha tagliato drasticamente i fondi contro il dissesto idrogeologico. Queste risorse vanno immediatamente ripristinate e occorre approntare urgentemente un piano organico per mettere in sicurezza il territorio nazionale. Piuttosto che pensare di buttare il denaro in grandi opere come il ponte sullo Stretto, si utilizzino i fondi per prevenire queste tragedie"

Leoluca Orlando


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SERVIZIO PUBBLICO



 questa sera, dalle 21.00
SERVIZIO PUBBLICO
"Punire i corrotti"

Quarta puntata della trasmissione condotta da Michele Santoro.

Ospiti della serata Maurizio Landini, segretario della Fiom Cgil, e il deputato ex Pdl Santo Versace, il giuslavorista Michele Tiraboschi e i giornalisti Marco Lillo del Fatto quotidiano e Massimo Mucchetti del Corriere della Sera.




 ECCO L'ELENCO DELLE TELEVISIONI CHE TRASMETTERANNO COMIZI D'AMORE---- dal 3 novembre!
Piemonte e Valle d'Aosta: da Telecupole e Videogruppo
Liguria: Primocanale
Lombardia: Telelombardia
Veneto: Telenuovo e Antenna 3 NordEst
Trentino Alto Adige: RTTR
Friuli V.G.: Free
Emilia Romagna: Telesanterno, Telereggio, Trc Telemodena, Nuova rete San Marino, DI.TV
Toscana: Rtv 38
Umbria: Umbria Tv
Marche: Tv Centro Marche
Lazio: T9 Tv e Teleroma 56
Abruzzo: Rete 8
Puglia, Molise e Basilicata: Telenorba
Campania: Telecapri
Calabria: Videocalabria
Sicilia: Antenna Sicilia
Sardegna: TCS Telecostasmeralda.


http://cipiri.blogspot.com/2011/11/michele-santoro-servizio-pubblico.html


BLOG DI CIPIRI: Comizi d’amore di Michele Santoro: Il futuro di Santoro - Comizi d’ amore SANTORO RITORNA, SANTORO RITORNA Comizi d’ amore ...



La trasmissione si intitolerà Servizio pubblico


http://cipiri.blogspot.com/2011/10/michele-santoro-la-trasmissione-si.html


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Fondi Europei, speso solo l'8,2% dei 47 miliardi per il Sud



Fondi Europei

speso solo l'8,2% dei 47 miliardi per il Sud


Su 47 miliardi di euro stanziati dall'Unione europea sono stati spesi effettivamente 3,9 miliardi che salgono a 7,8 (16,6%) se si considerano anche gli impegni su progetti operativi. Il peggior utilizzo delle risorse si registra in Campania, ma anche la Sicilia è in forte ritardo...

Fino alla fine del 2010 le Regioni del Mezzogiorno hanno speso solo l'8,2% delle risorse stanziate per il periodo 2007-2013: è quanto si legge in uno studio della Uil sulla programmazione e la spesa dei Fondi Strutturali Europei. Su una dotazione di 47 miliardi di euro per l'area (su un totale di 59,4 miliardi per l'Italia nel complesso) si sono spesi effettivamente appena 3,9 miliardi, mentre gli impegni su progetti operativi valgono 7,8 miliardi di euro (il 16,6% del totale). Al Sud le percentuali di spesa sono circa la metà di quanto impegnato e speso nel Centro Nord del Paese, dove l'utilizzo effettivo dei fondi europei si attesta al 16,3% del totale mentre le risorse almeno impegnate sono al 34,1%.
L'unione europea - sottolinea la Uil - aveva indicato anche un obiettivo intermedio stabilendo che entro il 2010 si sarebbero comunque dovuti spendere o impegnare almeno 26,6 miliardi di euro rispetto ai 47 destinati complessivamente al Mezzogiorno nei sette anni del programma. "Rapportando a questa cifra intermedia le risorse già spese (3,9 miliardi) - si legge nel Rapporto - si ottiene un deludente 14,5% di spesa effettiva, mentre le risorse impegnate in progetti operativi (7,8 miliardi) sono il 29,3% del totale intermedio". "La situazione - spiega il segretario confederale Guglielmo Loy - è da vero 'allarme rosso'. Si pone il tema della selettività e strategicità degli interventi, della qualità della progettazione, della qualità e velocità della spesa, della concentrazione delle risorse". La situazione peggiore nell'utilizzo delle risorse dei fondi strutturali è quella della Campania (solo il 3,6% degli otto miliardi a disposizione è stato effettivamente speso) ma in forte ritardo è anche la Sicilia con appena il 5,3% delle risorse a disposizione effettivamente utilizzato. Dati migliori rispetto alla media del Mezzogiorno arrivano invece dalle 'performance' della Sardegna, dove la spesa è al 17,6% del totale dei fondi a disposizione per il periodo 2007-2013, della Basilicata (spesi il 15,9% dei fondi) e del Molise (10,2%). "Nonostante i proclami e gli appelli - sottolinea Loy - sembrano ripetersi quegli aspetti negativi che hanno caratterizzato l'utilizzo dei Fondi Europei nel recente passato. Per questo auspichiamo che dai governi, nazionali e regionali, arrivi un segnale che inverta la rotta fin qui seguita e che si dia una risposta forte al vero problema che affligge il Mezzogiorno, il lavoro. Per questo - conclude - è necessario attuare interventi in grado di convogliare una massiccia dote di risorse agli incentivi all'occupazione di qualità e alle infrastrutture strategiche, opere pubbliche di interesse interregionale, ma anche immateriali, ciclo dei rifiuti, asili nido, risorse idriche".


 FONTE
 http://businesspeople.it/Business/Economia/Fondi-Strutturali-speso-solo-l-8-2-dei-47-miliardi-per-il-Sud_15695

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PC: Una legge per far tacere le tv locali

Una legge per far tacere le tv locali




Una legge per far tacere le tv locali



PC: Una legge per far tacere le tv locali: Una legge per far tacere le tv locali . . Una legge per far tacere le tv locali Siamo Tutti Telejato a Roma contr...

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martedì 22 novembre 2011

cittadinanza agli immigrati


Depositato DDL del PD 

sulla cittadinanza agli immigrati

 

Finocchiaro: "Ora legge entro il 2011". Marino: "Un bambino che nasce in Italia è italiano, punto"


"Il PD alla Camera e al Senato ha presentato disegni di legge sul tema della cittadinanza agli immigrati nati in Italia", ha ribadito Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del PD al Senato. "Io dico che in Parlamento ora ci sono le condizioni, grazie anche alla sollecitazione del Presidente della Repubblica, per una rapida approvazione di queste proposte entro la fine del 2011. Possiamo lavorare affinché il prossimo anno sia di speranza per molte famiglie immigrate".

"Il Capo dello Stato ha anche oggi colto un'importante occasione per pronunciare parole di saggezza e grande civiltà ispirate ai principi della nostra Costituzione - ha proseguito Anna Finocchiaro - è giunto il momento che l'Italia conceda la cittadinanza ad ogni nato sul proprio suolo, a prescindere dalle origini dei genitori. E' una norma di civiltà che apre il nostro Paese alle prospettive di multiculturalismo necessarie per affrontare i fenomeni della nostra epoca. Tanto più che in questo momento si possono costruire in Parlamento le condizioni per approvare in fretta una legge per il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia".

"Un bambino senza cittadinanza sarà sempre uno straniero in un Paese che invece vive e sente come proprio. Con il disegno di legge presentato dal PD, si afferma un principio semplice: un bambino che nasce in Italia è italiano, punto". Così Ignazio Marino, senatore del Partito Democratico, che oggi ha depositato un disegno legge firmato da 113 senatori (e a seconda firma della capogruppo Anna Finocchiaro) che modifica la legge n. 91 del 5 febbraio 1992 e prevede l'attribuzione della cittadinanza ad ogni nato sul territorio italiano indipendentemente da quella dei genitori.

"Il multiculturalismo e il confronto fra diverse identità culturali sono risorse sulle quali investire - aggiunge Marino - discriminare l'infanzia, compromettere la crescita equilibrata dei bambini che nascono in Italia da genitori immigrati è incivile: il nostro Paese non può più permettersi di vivere nell'intolleranza e nell'arretratezza culturale. Con buona pace di quella parte del mondo politico che rifiuta la modernità, bisogna fare un passo avanti".

Accogliere appello di Napolitano

no a chiusure anacronistiche

 

Rinnovato appello di Napolitano per una legge di cittadinanza dei figli di immigrati nati in Italia. Il PD ha depositato un DDL che modifica la legge n. 91 che prevede l'attribuzione della cittadinanza ad ogni nato sul territorio italiano


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"L’invito del Presidente Napolitano per una legge di cittadinanza dei figli di immigrati nati nel nostro Paese è un monito rivolto al Parlamento che non può rimanere inascoltato", ha dichiarato Livia Turco, presidente del forun Immigrazione del PD, dopo l'ennesimo appello di Napolitano che oggi durante l'incontro con la federazione delle Chiese Evangeliche ha ribadito: "E' una follia che i bambini nati da noi non siano cittadini italiani".

"Si tratta di dare diritti e certezza di futuro a milioni di giovani che costituiscono la base dello sviluppo economico - ha proseguito Turco - ma anche sociale e culturale del nostro Paese. Chiusure e diffidenze non considerano le trasformazioni in atto nella società ormai da decenni. Il Partito Democratico è pronto a raccogliere al più presto l’appello del Presidente mettendo a disposizione le proposte di iniziativa popolare per le quali ha già raccolto centinaia di migliaia di firme. E al tempo stesso disponibile al confronto con tutto il Parlamento per trovare una soluzione condivisa".

"Le parole, come sempre determinate e sagge, del presidente della Repubblica sul riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini figli di immigrati nati in Italia, ci spingono a legiferare con urgenza". E' quanto ha affermato in una nota Dario Franceschini, presidente dei deputati PD.

"Il tema che Bersani ed io abbiamo posto in aula in sede di fiducia al governo Monti – ha dichiarato Franceschini - è talmente un'esigenza di civiltà che vorremmo non diventasse un tema di scontro politico ma invece un elemento unificante. Anche per questo, sin dal marzo scorso, il gruppo del Pd ha presentato una proposta di legge stralcio, a prima firma Bressa, dalle norme complessive sulla cittadinanza riguardante soltanto i diritti dei bambini nati in Italia".

“In attesa che il necessario ridisegno delle norme relative ai diritti degli immigrati trovi una intesa sufficiente per essere affrontato positivamente - dice ancora - noi crediamo che la norma stralcio su cui, ad eccezione della Lega, vi è sempre stata una larga condivisione di tutte le altre forze politiche, potrebbe essere approvata in aula alla Camera prima di natale. Ripeto, la nostra volontà è costruire un'intesa tra le forze che sostengono il governo Monti e non quella di inserire su un tema cosi' delicato un elemento di divisione".

Lo scorso week end c'è stata la seconda mobilitazione nazionale del Partito democratico, per raccogliere le firme a sostegno delle due proposte di legge del PD di iniziativa popolare, per riformare la norma sulla cittadinanza e introdurre il diritto di voto amministrativo agli stranieri residenti in Italia.

Anche Khalid Chaouki, responsabile nuovi italiani del PD ha espresso "un sincero ringraziamento al Presidente della Repubblica per il rinnovato appello di oggi sulla necessità di riconoscere un'intera generazione di bambini e giovani con il permesso di soggiorno nel Paese dove sono nati e cresciuti. Ci rivolgiamo ora al Parlamento e al neo ministro dell'integrazione Andrea Riccardi - ha dichiarato - affinché il tema della riforma della cittadinanza acquisisca una sua priorità nell’agenda delle riforme da attuare. I nuovi italiani, figli di immigrati sono fiduciosi e attendono con ansia risposte concrete, ovvero una nuova legge da approvare al più presto".

Il Partito Democratico è sempre stato sensibile a queste tematiche, proprio oggi Ignazio Marino, ha depositato un disegno legge firmato da 113 senatori (e a seconda firma della capogruppo Anna Finocchiaro), quindi un terzo dell'aula del Senato, che modifica la legge n. 91 del 5 febbraio 1992 e prevede l'attribuzione della cittadinanza ad ogni nato sul territorio italiano indipendentemente da quella dei genitori.


Raccolta firme 

per 

leggi sulla cittadinanza

http://beta.partitodemocratico.it/servizi/search.aspx?str=Raccolta+firme++per++leggi+sulla+cittadinanza&value=sempre 

Sabato 19 e domenica 20 raccolta firme a sostegno delle due proposte di legge del PD di iniziativa popolare, per riformare le norme sulla cittadinanza degli immigrati


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Secondo week end di mobilitazione del Partito democratico: sabato 19 e domenica 20 novembre raccolta firme a sostegno delle due proposte di legge del PD di iniziativa popolare, per riformare la norma sulla cittadinanza e introdurre il diritto di voto amministrativo agli stranieri residenti in Italia.

“Per la prima volta si può trovare una maggioranza in grado di votare una legge per la cittadinanza ai nuovi italiani - ha dichiarato Livia Turco, presidente del Forum Immigrazione del PD - un segnale che accoglie le parole del Presidente Napolitano perché la politica si faccia interprete delle trasformazioni della nostra società. Sabato 19 e domenica 20 saremo in molte piazze italiane - soprattutto a Nord - per raccogliere le firme per le leggi di iniziativa popolare proposte dalla campagna “L’Italia sono anch’io”.

 http://beta.partitodemocratico.it/doc/226336/immigrazione-touadi-cittadinanza-per-sviluppo-italia.htm


 LEGGI ANKE
http://cipiri.blogspot.com/2011/09/campagna-per-i-diritti-di-cittadinanza.html

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Al presidente del Consiglio Monti e al ministro della Difesa




 Lettera aperta al presidente del Consiglio Monti 

e al ministro della Difesa



Ci chiederete sacrifici, questo lo sappiamo bene. E saremmo anche disposti a farne, di sacrifici. Ma vi preghiamo, fate che questi sacrifici abbiano un senso diverso dal mantenere una costosissima macchina di morte.
Caro presidente Monti, caro ministro ammiraglio Giampaolo Di Paola
Il vostro è un governo tecnico, che più tecnico non si può. Nemmeno un politico ne fa parte, e questa oggi potrebbe essere anche una buona notizia.
Siete stati incaricati di risanare il nostro Paese. Potreste per favore cominciare dalle spese più mostruose, più mostruosamente inutili e più inumane che lo Stato italiano affronta?
Ve ne elenco qualcuna: lo Stato spende 50 mila euro al minuto (tre milioni di euro all'ora, 72 milioni al giorno, oltre due miliardi di euro al mese, ventisette all'anno) per mantenere l'esercito da cui il ministro ammiraglio proviene.
Siete sicuri che siano tutti indispensabili?
Siete sicuri che sia indispensabile spendere oltre un miliardo e mezzo per fare la guerra agli afgani?
Siete sicuri che sia indispensabile spendere 15 miliardi di euro per dei cacciabombardieri (che poi vanno mantenuti, e Lei sa bene, egregio ministro, quanto costa mantenere un cacciabombardiere, si raddoppiano quasi, le cifre)
E' proprio necessario avere in dotazione due portaerei?
Ma è proprio necessario che nell'esercito italiano ci siano più graduati che soldati semplici?
Che ci siano più di 500 generali? E che a questi generali debbano essere pagate non solo le Maserati blindate ma addirittura le case e persino le colf?
Ci chiederete sacrifici, questo lo sappiamo bene. E saremmo anche disposti a farne, di sacrifici. Ma vi preghiamo, fate che questi sacrifici abbiano un senso diverso dal mantenere una costosissima macchina di morte.
Buon lavoro e grazie per l'attenzione
Maso Notarianni


 http://it.peacereporter.net/articolo/31620/Lettera+aperta+al+presidente+del+Consiglio+Monti+e+al+ministro+della+Difesa

LEGGI ANKE
http://cipiri.blogspot.com/2011/11/tre-milioni-allora-litalia-in-crisi-li.html

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FRATELLI MUSULMANI NON SARANNO A MARCIA MILIONE







FRATELLI MUSULMANI 

NON SARANNO 

MILION

MAN

MARCH


Nel pomeriggio gli egiziani si riuniranno in massa in piazza Tahrir al Cairo e in altre città per protestare contro i militari e per chiedere il passaggio immediato dei poteri ai civili. Ma il popolare movimento islamista si terrà a distanza.


 – È nelle mani dei Fratelli musulmani, e delle altre formazioni islamiste, la chiave del successo di una possibile «seconda rivoluzione» egiziana, volta a portare a compimento la prima, del 25 gennaio, contro Hosni Mubarak e far cadere il regime, oggi rappresentato dall’alleanza tra il Consiglio supremo delle Forze Armate e l’establishment economico che tiene strette nelle sue mani le redini del Paese. I Fm – che i sondaggi indicano come il partito di maggioranza relativa che uscirà dalle elezioni che cominciano il 28 novembre (se confermate) – hanno annunciato che parteciperanno oggi pomeriggio alla «marcia del milione» alla quale aderiscono decine di forze politiche e di movimenti di ogni colore. Ma quale sarà il loro atteggiamento verso il Consiglio Supremo delle Forze Armate (Csfa) resta l’interrogativo che si pongono in tanti. Si uniranno concretamente alla testuggine che stanno mettendo insieme tante anime della rivoluzione del 25 gennaio per scardinare l’intransigenza dei generali del Csfa? Sceglieranno senza ambiguità la piazza per impedire ai militari di ritagliarsi, anche a costo di tante vite umane, il potere di ultima parola nell’Egitto che attende un nuovo Parlamento, un nuovo Presidente e una nuova Costituzione?
Già durante la rivoluzione del 25 gennaio i Fratelli musulmani mantennero per diversi giorni un atteggiamento prudente, ai limiti dell’ambiguità, nei confronti della rivolta che cresceva in piazza Tahrir. Alla ricerca della legalizzazione da parte delle autorità, furono tra quelle formazioni che accettarono di dialogare con il vice presidente Omar Suleiman, incaricato da Mubarak di avviare colloqui con quell’«opposizione decorativa» che di fatto gli reggeva il gioco da anni. Poi, spinti dai loro giovani, dalla loro base, i leader del principale movimento islamista egiziano non poterono fare a meno di aderire pienamente alla rivolta che l’11 febbraio costrinse Mubarak a lasciare il potere e il Cairo. Oggi la presenza massiccia, compatta di centinaia di migliaia di attivisti e simpatizzanti dei Fm darebbe il colpo del ko ai militari che in questi mesi hanno fatto spesso affidamento proprio sugli islamisti per mantenere la pace sociale e frustrare le ambizioni di reale cambiamento dei rivoluzionari laici. Ma pochi credono che i Fm si spingano fino a tanto. «È difficile che gli islamisti più moderati scelgano la strada del confronto aperto con i militari che li hanno aiutati non poco», spiega Hani Shukrallah, direttore del sito online del quotidiano al Ahram.
La guida Mohammed Badei e i dirigenti dei Fm egiziani valutano varie opzioni. Da un lato sarebbero avvantaggiati, e non poco, da un rapido passaggio dei poteri ai civili e dal ritiro dei «principi sovra-costituzionali». I generali dello Csfa infatti vogliono darsi il diritto di ultima parola e la facoltà di respingere gli articoli della nuova costituzione qualora fossero in contraddizione con la carta da loro emanata lo scorso marzo. Dall’altro lato una seconda rivoluzione finirebbe per allontanare la conquista del potere politico che i Fm vedono a portata di mano, subito dopo le elezioni. Se, assieme alle altre forze islamiste, riusciranno a conquistare la maggioranza della nuova Assemblea del popolo (Camera bassa), i Fratelli musulmani potranno scrivere la nuova Costituzione con articoli più aderenti ai principi religiosi. Sarebbe un traguardo eccezionale se si pensa che appena un anno fa, gli islamisti egiziani erano persequitati, tenuti sotto pressione e privati del diritto di partecipare alle elezioni con un loro partito.
Ecco perché Mohamed Badei esita a dare pieno appoggio a chi, anche nella base del suo movimento, chiede, come a gennaio, «la caduta del regime». Ai Fratelli appare più allettante, e meno rischiosa, la richiesta, comune a gran parte delle forze politiche, della formazione immediata di un governo di salvezza nazionale per gestire la fase di transizione. Troppa cautela potrebbe però esporre Badei alle critiche dei leader salafiti più radicali, che accusano la Fratellanza di guardare troppo al conseguimento di traguardi politici immediati e troppo poco a una sollevazione popolare che, nei loro disegni, dovrebbe fare dell’Egitto un vero paese islamico.

MICHELE GIORGIO
Nena News

 http://nena-news.globalist.it/?p=14785


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LA SITUAZIONE IN EGITTO SI AGGRAVERA’

 IBRAHIM EL BATOUT

La testimonianza e le previsioni del noto filmaker e documentarista di Port Said, vincitore a Taormina con "L'occhio del sole", in strada assieme alla gente di piazza Tahrir

 LA SITUAZIONE IN EGITTO 

SI AGGRAVERA'


Il Cairo, 22 novembre 2011, Nena News – Sulla rampa del ponte 6 Ottobre che scende dietro il museo egizio, inizia un parcheggio selvaggio. Cittadini e curiosi vogliono capire quello che succede in piazza Tahrir, molta gente non si fida dei network mainstream, e vuole toccare con mano gli avvenimenti. La piazza è di nuovo occupata, a partire dall’ingresso del museo egizio. All’inizio Tahrir sembra solo sporca di immondizia accatastata, niente in confronto ai giorni della rivoluzione di gennaio, quando c’erano decine e decine di auto bruciate e sassi sparsi sulla strada. Ma il luogo simbolo di quei giorni si è di nuovo riempito di gente, lo possiedono e sembrano intenzionati a non mollarlo. Domenica, al centro della piazza, incontro il filmaker Ibrahim El Batout, 48 anni, pluripremiato documentarista di Port Said, e anche produttore, cameramen e tecnico del suono che dopo aver esordito nel lungometraggio con Ithaki e aver vinto Taormina con L’occhio del sole, grazie a Hawi (Il giocoliere), sua terza regia – profetico omaggio all’arte di strada, all’hip-hop e alle band metallare che hanno sconvolto il mondo arabo, è diventato il più radicale esponente del nuovo cinema egiziano.
È qua sin dall’inizio?
No, solamente oggi (domenica, ndr). Sono arrivato a mezzogiorno e sono andato via alle tre, hanno combattuto ininterrottamente. Stasera sono ritornato per un paio di ore.
Che cosa è successo?
La polizia ha cercato di entrare in piazza senza riuscirci. Così sono intervenuti i militari e hanno «liberato» la piazza, già sette persone avevano perso la vita, adesso, da quello che so, sono dodici, ma il numero è destinato a salire.
Chi è stato, l’esercito o la polizia?
L’esercito.
Che cosa hai visto?
Ho solo visto lacrimogeni da tutte le parti e la polizia ricompattarsi davanti al ministero degli interni. La battaglia si è spostata là, l’aria è irrespirabile da quelle parti.
Ibrahim ha una bottiglia con un liquido bianco, una pozione di acqua e gel. Capisco a cosa serve solo quando un paio di ragazzi portano in braccio un loro compagno che si tiene stretta la faccia. Il liquido argina l’effetto irritante negli occhi dei gas. Infatti Ibrahim lava il viso del ragazzo. La gente è preparata questa volta, la maggior parte indossa mascherine da chirurgo o vere e proprie maschere antigas più piccole di quelle usate da militari. Il via vai delle ambulanze è incessante, il numero delle vittime e dei feriti è destinato a crescere senza ombra di dubbio.
Che cosa ti aspetti ora?
Mi aspetto che la situazione si aggravi nei prossimi giorni.
Pensi che l’esercito possa attaccare da un momento all’altro?
No, non credo, ma la polizia sicuro. Vedremo certamente dei brutti scontri… la mia sensazione è che i militari non sanno quello che devono fare.
Potrebbe diventare come la Libia?
No, non credo, per il momento almeno. Nessuno tra la gente qui in piazza possiede armi, e spero vivamente che nessuno riesca a reperirne, nel caso contrario, allora diventerà una guerra civile.
È abbastanza verosimile che le elezioni, in programma lunedì 28, possano essere posticipate?
Penso di sì.
Ci sarà di nuovo un coprifuoco?
Non so come i militari affronteranno la situazione, se lo imporranno sarà molto rigido e non blando come l’ultima volta.
Sembra che l’esercito non sia appoggiato dalla gente, vero?
No, la gente lo supporta, quello che vedi qua è solo una parte della popolazione, non rappresenta tutto l’Egitto. Ci sono molte persone che rimangono chiuse in casa e che appoggiano l’esercito.
Quindi pensi che i militari riprenderanno il controllo della situazione?
Senza ombra di dubbio, forse imponendo un rigido coprifuoco.
Alla radio c’erano persone che accusavano i salafiti, è vero?
No, i salafiti non c’entrano nulla, loro hanno lasciato la piazza venerdì sera, forse ne sono rimasti uno sparuto numero: duecento, al massimo trecento persone. La polizia li ha attaccati e dispersi immediatamente.
Quindi non hanno nessun coinvolgimento?
No, per niente. Anche ora, quanti salafiti vedi? Ce ne saranno forse una decina.
E i Fratelli Musulmani?
Anche loro si sono tenuti ai margini, quella che vedi qua è gente comune.
È curioso che in mezzo a questo caos totale ci siano persone che si prendono cura della piazza cercando di tenerla il più pulita possibile. Lascio Ibrahim intento a dare consigli a un giovane regista che sta girando un documentario su una tribù di palestinesi nomadi che vive nel Sinai e che non vengono riconosciuti da trent’anni né dallo stato egiziano né da quello israeliano.
Passando per la strada Al Tahrir che si dirige verso la piazza Falaki, è piano di ragazzi che continuano la guerriglia nelle strade che la intersecano. La polizia lancia lacrimogeni e gli spara addosso proiettili di gomma, i manifestanti rispondono con sassaiole e appiccando fuochi improvvisati in mezzo alla strada per impedire alla polizia di avere piena visibilità.
L’impressione è che l’esercito non sia in grado di affrontare situazioni di guerriglia cittadina e più che altro di governare. Nei prossimi giorni si capirà che direzione prenderà l’Egitto, se veramente un processo democratico deve iniziare, o andare avanti, l’unica soluzione è quella che l’esercito incominci lentamente a farsi da parte, come aveva promesso dopo le dimissioni di Mubarak, e che le elezioni abbiano inizio.

VINCENZO MATTEI

Nena News

Questa intervista e’ stata pubblicata il 22 novembre 2011 dal quotidiano Il Manifesto.


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lunedì 21 novembre 2011

Tre milioni all’ora: l’Italia in crisi li spende per la difesa. Firmate l’appello di Zanotelli


Tre milioni all’ora: l’Italia in crisi li spende per la difesa. Firmate l’appello di Zanotelli
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Malgrado l’assenza di supporto mediatico sono già settemila le adesioni, che continuano a ritmo incessante, all’appello contro la manovra finanziaria di Padre Alex Zanotelli, che chiede di tagliare drasticamente le enormi spese militari italiane e non i servizi sociali.
Di seguito il testo dell’appello.
In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. È mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma (SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!!
È mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini? Ma ai 27 miliardi del Bilancio Difesa 2010, dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di euro per acquistare i 131 cacciabombardieri F35. Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013. Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. A questo dovrebbe spingerci la nostra Costituzione che afferma :”L’Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali…” (art.11) Ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia. La guerra in Iraq (con la partecipazione anche dell’Italia), le guerre in Afghanistan e in Libia fanno parte delle cosiddette “guerre al terrorismo”, costate solo agli USA oltre 4.000 miliardi di dollari (dati dell’Istituto di Studi Internazionali della Brown University di New York). Questi soldi sono stati presi in buona parte in prestito da banche o da organismi internazionali. Il governo USA ha dovuto sborsare 200 miliardi di dollari in dieci anni per pagare gli interessi di quel prestito. Non potrebbe essere, forse, anche questo alla base del crollo delle borse? La corsa alle armi è insostenibile, oltre che essere un investimento in morte: le armi uccidono soprattutto civili.
Per questo mi meraviglia molto il silenzio dei nostri vescovi, delle nostre comunità cristiane, dei nostri cristiani impegnati in politica. Il Vangelo di Gesù è la buona novella della pace: è Gesù che ha inventato la via della nonviolenza attiva. Oggi nessuna guerra è giusta, né in Iraq, né in Afghanistan, né in Libia. E le folle somme spese in armi sono pane tolto ai poveri, amava dire Paolo VI. E da cristiani come possiamo accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali?
Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte?
E come cittadini in questo momento di crisi, perché non gridiamo che non possiamo accettare una guerra in Afghanistan che ci costa 2 milioni di euro al giorno? Perché non ci facciamo vivi con i nostri parlamentari perché votino contro queste missioni? La guerra in Libia ci è costata 700 milioni di euro!
Come cittadini vogliamo sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’armi. Noi vogliamo sapere quanto lucrano su queste guerre aziende come la Fin-Meccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto-Melara, l’Alenia Aeronautica. Ma anche quanto lucrano la banche in tutto questo.
E come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (Ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro).
È un autunno drammatico questo, carico di gravi domande. Il 25 settembre abbiamo la 50° Marcia Perugia-Assisi iniziata da Aldo Capitini per promuovere la nonviolenza attiva. Come la celebreremo? Deve essere una marcia che contesta un’Italia che spende 27 miliardi di euro per la Difesa.

Mettiamo da parte le nostre divisioni, ricompattiamoci, scendiamo per strada per urlare il nostro no alle spese militari, agli enormi investimenti in armi, in morte.
Che vinca la Vita!

Alex Zanotelli
per firmare http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1314206334.htm




LEGGI ANKE
http://cipiri.blogspot.com/2011/11/al-presidente-del-consiglio-monti-e-al.html


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Fini: “Aboliremo i vitalizi”. Ma col trucco

 
LO SPREAD COL GOVERNO MONTI



Fini: “Aboliremo i vitalizi”. Ma col trucco


LA RIFORMA RIGUARDERÀ SOLO I FUTURI EX PARLAMENTARI. E LE PENSIONI CAMBIERANNO, NON SPARIRANNO


Tra qualche settimana la Camera abolirà i vitalizi degli ex parlamentari”. In tempi di sobrietà l’annuncio del presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini vuole cogliere il nuovo clima. Dice Fini: “L’ufficio di Presidenza della Camera ha dato mandato ai questori di predisporre una riforma che porterà l’abolizione del vitalizio per gli ex parlamentari a partire dalla prossima legislatura”. Sembra una riforma epocale, ma ovviamente non lo è: infatti quando Fini parla di ex parlamentari non si riferisce a chi prende come ex senatore o ex

deputato pensioni d’oro, ma ai futuri ex parlamentari, quelli che ancora devono essere eletti. E quando annuncia l’abolizione dei vitalizi pensa in realtà a “nuove e diverse forme di previdenza”, come precisa una nota dell’Ufficio di Presidenza della Camera.

La novità però, dopo tanti annunci fatti dallo stesso Fini nei mesi passati, è che ora una riforma allo studio c’è. Esiste anche una commissione. Secondo il Regolamento in vigore dal 2007, per avere il vitalizio il parlamentare deve aver fatto almeno 5 anni di mandato e aver compiuto 65 anni. Per ogni anno in più di mandato, diminuisce di un anno l’accesso alla pensione (fino a 60) e aumenta l’assegno. Cinque anni da deputato valgono 2340 euro di vitalizio, 15, 7022. Chi ha maturato questo diritto con i precedenti regolamenti riceve trattamenti ancora più vantaggiosi. Uno scherzetto che costa 38 milioni e 200 mila euro l’anno alla Camera, al Senato 81 milioni e 250 mila euro. Spiega il Questore di Montecitorio, Antonio Mazzocchi, che si parla di una riforma in senso contributivo: ovvero i parlamentari dovrebbero ricevere come pensione il corrispettivo di quanto hanno versato (e non come accade adesso una percentuale sulla loro indennità, che cresce a seconda degli anni di mandato), compiuto il sessantacinquesimo anno d’età. “Stiamo cercando di capire tecnicamente come elaborare questa proposta, con l’Inps, in maniera che chi – per esempio – prima faceva un altro lavoro e poi diventa parlamentare, possa collegare i vari versamenti”.

La commissione intanto ha già cominciato a discutere. I parlamentari che maturerebbero la pensione solo a fine legislatura (248 deputati e 102 senatori) hanno posto il problema: e se cadiamo prima del 2013, che facciamo? Pare che si stia lavorando per loro alla possibilità, pagandosi quel che resta del contributo, di maturarlo comunque. Quindi mentre si parla di tagliare un privilegio, si trova il modo di garantirlo anche a chi non ne avrebbe diritto.

L’ufficio della Presidenza della Camera si riunisce mercoledì, ma l’argomento vitalizi non è (ancora?) all’ordine del giorno. Entro il 30 dicembre si approva il bilancio 2012, ad aprile 2013 si fa la previsione di bilancio 2013-2015. La riforma, dunque, deve arrivare per quella data. Senza contare che il bilancio dei due rami del Parlamento dev’essere fatto e votato dai parlamentari. L’ultima volta il 21 settembre del 2010 la Camera ha respinto la proposta di Antonio Borghesi (Idv) di abolire i vitalizi con 498 no (su 525 presenti). Spiega lo stesso Borghesi: “Il problema, sono i privilegi acquisiti. Se anche si riformano le pensioni dei futuri ex parlamentari, i vitalizi continueranno a costare a Camera e Senato 200 milioni di euro l’anno per almeno 20 anni”.

Wanda Marra -

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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venerdì 18 novembre 2011

Class Action contro Silvio Berlusconi.

CLASS ACTION contro Silvio Berlusconi



 CLASS ACTION
contro Silvio Berlusconi

Tutti in Class!!!


Radio Popolare e Valori, in collaborazione con Federconsumatori lanciano “Tutti in Class”, la prima class action di massa contro Silvio Berlusconi.
http://cipiri.blogspot.com/2011/11/class-action-contro-silvio-berlusconi.html



Molti di voi c’erano. Molti altri erano sintonizzati. Per tutti loro, ma soprattutto per gli assenti, giustificati o meno, ecco a voi il podcast integrale di Monti Python – Governo tecnico e senso della vita, con Gianmarco Bachi e il Professor Di Stefano!
0.5219194411085072
Listen to
(per ascoltare in streaming, cliccate su play. Per scaricare l’mp3, clic destro e salva con nome)

Comincia la grande raccolta di adesioni per la Class Action contro Silvio Berlusconi.
L’appuntamento è per domenica dalle ore 15 in piazza del Cannone.
Potete venire a piedi, in autobus, in risciò o sulle ali dell’entusiasmo.
Ma soprattutto potete venire in bicicletta.
In concomitanza con la giornata senz’auto, Radio Popolare organizza un triplice corteo su due ruote che confluirà in Piazza del Cannone per la raccolta di firme .
Una “critical class” di ascoltatori, abbonati, azionisti,tesserati e mattonati
che attraverserà la città partendo da 3 punti di concentramento.
– Il Velodromo Maspes-Vigorelli
– La Stazione Centrale
– L’Università Bocconi
Il ritrovo nei luoghi convenuti è fissato per le 15.
Ad attendervi i migliori tra gli sprinter di Radio Pop che vi guideranno in parata fino a piazza del Cannone.
Scaldate i polpacci! Vi aspettiamo!
AGGIORNAMENTO IMPORTANTE: RITROVI E PERCORSI PER DOMENICA
RITROVO BOCCONI
Via Sarfatti angolo Via Bocconi, presso il Parco Ravizza
PERCORSO
Via Bocconi
Via Isabella d’Aragona
Viale Beatrice D’Este
Piazza 24 maggio
Viale Gabriele d’Annunzio
Piazzale Cantore
Viale Papiniano
Piazzale Aquileia
Corso di porta vercellina
Piazzale Baracca
Via Toti
Piazza Conciliazione
Via 20 settembre
Viale Curie
Via Moliere
Via Alemagna
Viale gadio
RITROVO VIGORELLI
Via Arona angolo Via Giovanni da Procida
Presso la Manifestazione “Rivogliamo il Vigorelli”
PERCORSO
Via Arona
Corso Sempione
Arco della Pace
Parco
Arrivo
RITROVO STAZ.CENTRALE
Presso Pirellone
PERCORSO
Via Vittor Pisani
Piazza Repubblica
Viale Principessa Clotilde
Bastioni Porta Nuova
Piazza xxv Aprile
Via Crispi
Porta Volta
Via Elvezia
Arena
Parco
Arrivo


http://blog.radiopopolare.it/abbonaggio/



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mercoledì 16 novembre 2011

CLASS ACTION contro Silvio Berlusconi



 CLASS ACTION
contro Silvio Berlusconi

Tutti in Class!!!


Radio Popolare e Valori, in collaborazione con Federconsumatori lanciano “Tutti in Class”, la prima class action di massa contro Silvio Berlusconi.
Quanto ci è costato Berlusconi? Qualcuno ha provato a calcolarlo: solo negli ultimi 10 giorni di governo più di 200 euro procapite.
Un incremento vertiginoso degli interessi sul debito pubblico che verrà interamente scaricato sui cittadini.
L’assenza di politica economica, la mancanza di credibilità nei confronti dell’Europa e dei mercati, la volontà di privilegiare l’interesse personale a quello collettivo si sono tradotti nell’ennesimo costo scaricato su tutti noi.
Ecco perchè vogliamo provare a riprenderci il maltolto lanciando una class action di massa contro chi, alla faccia delle promesse, ha infilato le mani nelle tasche degli italiani.
Rimanete in ascolto per ricevere istruzioni, e se volete iniziate a scrivere a class@radiopopolare.it.

STASERA ALLE 21.00 TRASMISSIONE STRAORDINARIA SUL TEMA :

 CLASS ACTION contro Silvio Berlusconi


  91.400 Mandello Lario, Bellagio
101.900 Brescia
104.700 Mantova
105.200 Sondrio
107.500 Piacenza, Parma, Cremona
107.600 Milano, Pavia, Alessandria, Vercelli, Piacenza, Novara
107.600 Bormio ,Boario Terme (Val Cavallina), Edolo (Valcamonica), Gardone Valtrompia
107.700 Varese, Como, Bergamo, Morbegno, Colico
107.800 Lecco
107.800 Collio Valtrompia
107.900 Ponte di Legno (Valcamonica)


Per conoscere le frequenze delle radio di Popolare Network clicca qui.
versione stampabile

Ascolta la radio on line Per ascoltare la radio in streaming clicca qui.



Ascolta la radio a Roma Radio Popolare Roma trasmette sui 103.3 Mhz della modulazione di frequenza. Per verificare l'area di copertura clicca qui




Radio Popolare e' ascoltabile in streaming
e con un decoder digitale Eutelsat Hot Bird 4, a 13° Est.Polarizzazione verticale Frequenza 12.111 MHz.





Siamo da sempre convinti che sia diritto inalienabile della persona comunicare ed essere informati. Diritto sempre più difficile da esercitare. Ma noi insistiamo: con il nostro lavoro quotidiano, insieme alle radio di Popolare Network, puntiamo a promuovere nuove fonti di informazione, la partecipazione attiva del pubblico, la costruzione di una comunicazione non mercificata e la cooperazione con chiunque persegua questi stessi fini.
Buon ascolto.




 leggi anke :

http://cipiri17.blogspot.com/2011/11/class-action-contro-berlusconi-per.html

http://cipiri.blogspot.com/2011/11/radio-popolare-campagna-abbonamenti.html


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martedì 15 novembre 2011

ITALIA, LA BASE DELLA VERGOGNA



 ITALIA, LA BASE DELLA VERGOGNA

A Decimomannu, in Sardegna, piloti israeliani mettono a repentaglio la loro vita e quella dei residenti. Così come ogni aereo che solca i cieli sardi per le esercitazioni di tiro

Nel corso dell'operazione di addestramento chiamata 'Vega', un pilota israeliano compie una manovra altamente pericolosa. Dopo il decollo dalla base sarda, secondo quanto riporta il blog di Davide Cenciotti, che ha ripreso la notizia dal sito JewPI.com, un F16 del 106° squadrone della IAF (Israeli Air Force) esegue una rotazione di 360 gradi (un 'tonneau', nel gergo dell'aviazione acrobatica). L'evoluzione è stata compiuta "senza motivo né vantaggio": con queste parole un tribunale militare israeliano ha condannato il pilota a sette giorni di carcere e un anno di sospensione dal volo. "La rotazione del velivolo - scrive Cenciotti nel suo blog - lungo il suo asse longitudinale è una manovra acrobatica che deve essere compiuta all'interno di aree specifiche e ad altitudini di sicurezza". Il sito JewPI riporta che l'aereo ha anche oltrepassato il muro del suono, causando un 'bang sonico' non autorizzato e al di sotto delle altitudini consentite. Della manovra altamente pericolosa, del 'bang sonico', dell'arresto e della sospensione del pilota nessun organo di stampa italiano ha mai parlato.

La pratica degli F16 israeliani del 'sonic boom' a basse altezze è diventata frequente nella Striscia di Gaza dopo la rimozione degli insediamenti ebraici nel 2005. Da allora, i piloti si esercitano sulla popolazione civile palestinese, producendo boati assordanti paragonabili a quelli di una bomba o di un terremoto. A volte, secondo quanto riporta il quotidiano britannico Guardian (http://www.guardian.co.uk/worl

d/2005/nov/03/israel), lo spostamento d'aria è talmente forte da far sanguinare il naso. A Decimomannu si addestrano tali piloti. Non è escluso che alcuni di loro abbiano bombardato la Striscia durante 'Piombo Fuso', provocando la morte di oltre mille civili.

La base di Decimomannu dista pochi chilometri dall'abitato. Una decina di giorni fa si è conclusa l'edizione 2011 dell'operazione Vega, che ha visto centinaia di apparecchi da guerra europei - decine gli israeliani - e mezzo migliaio di militari prendere parte a esercitazioni di electronic warfare. L'operazione Vega rientra nella cooperazione militare Italia-Israele, stabilita dalla Legge 17 maggio 2005, e nel "Programma di cooperazione individuale" con Israele, ratificato dalla Nato il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima dell'attacco israeliano a Gaza. Esso comprende una vasta gamma di settori in cui "Nato e Israele cooperano pienamente": aumento delle esercitazioni militari congiunte; connessione di Israele al sistema elettronico Nato; cooperazione nel settore degli armamenti; allargamento della "cooperazione contro la proliferazione nucleare". "Ignorando che Israele - scrivono il Manifesto nell'edizione sarda il 22 novembre 2010 e il Manifesto nell'edizione nazionale il 4 novembre 2011 - unica potenza nucleare della regione, rifiuta di firmare il Trattato di non-proliferazione ed ha respinto la proposta Onu di una conferenza per la denuclearizzazione del Medio Oriente". La base è infatti fornita dei più sofisticati apparecchi e dei sistemi per l'addestramento al tiro. E' inoltre l'aeroporto con il più alto numero di decolli e atterraggi presente in Europa, con una media di circa 60mila movimenti annui, pari a circa 450 movimenti giornalieri.

Il sito non ufficiale di Decimomannu (http://www.awtideci.com/) riporta: "In pochi minuti di volo sono raggiungibili diverse aree adibite a poligoni aria-aria, aria-terra e bassa navigazione". Tra queste, la tristemente nota Quirra e Capo Frasca, ultima propaggine dell'area naturalistica del Sinis. Le aree coprono buona parte della Sardegna meridionale. Non è noto sapere quali armamenti siano stati usati per la dotazione degli F-15 ed F-16 israeliani impegnati nelle esercitazioni (così come di nessuno degli aerei di tutte le forze Nato che periodicamente si esercitano sui cieli sardi). Mentre l'Aeronautica diffonde la versione di una guerra esclusivamente ‘elettronica', sempre il sito non ufficiale riferisce che, nella zona di Capo Frasca, "operazioni principali sono il bombardamento al suolo e l'uso di cannoni o mitragliatrici di bordo. Il poligono offre una serie di bersagli adatti allo scopo. Apposite torri di controllo gestiscono il traffico aereo impegnato nelle sessioni di addestramento". In particolare, per Capo Frasca, designato con la sigla R59 nella mappa radar, "le operazioni sono bombardamento al suolo e uso di mitragliatrici di bordo. Il poligono offre una serie di bersagli utili allo scopo". In definitiva, gli aerei, Nato e non, decollano da Decimomannu, sorvolano aree civili, spesso con manovre 'altamente pericolose e scaricano il loro potenziale distruttivo in aree paesaggisticamente intatte, contaminando l'ecosistema, la biodiversità e - come si è visto per Quirra, e da poco anche per Capo Frasca - anche gli esseri umani. In quest'ultimo poligono sono stati testati i missili teleguidati AIM dell'Eurofighter prima dell'entrata in servizio. Come per il poligono di Quirra, anche qui cominciano a emergere storie di malattie oncologiche, ematiche o linfatiche, come ben esemplifica la vicenda del maresciallo Madeddu, riportata dal quotidiano 'Unione Sarda' il 30 maggio 2011.

Decimomannu ha un lungo bollettino di incidenti aerei. Dalla fine della Seconda Guerra mondiale 64 aerei hanno subito danni, sono precipitati al suolo o in mare, in località che abbracciano tutta la Sardegna meridionale: Capo Frasca, stagno di Cabras, Capo Carbonara, Orroli, Capo Ferrato, Alghero, Arborea. Ventitré piloti sono morti, e numerosi aerei o pezzi di aereo sono andati perduti. L'aeroporto è stato e continuerà ad essere un pericolo per gli abitanti della Sardegna. A dispetto del motto che campeggia beffardo sul sito ufficiale della base: Decimomannu, dove gli aviatori del mondo libero si addestrano per mantenere la pace.



Peace reporter


Questa è una cosa da denunciare assolutamente perchè non è descritta da NESSUN ORGANO DI INFORMAZIONE,e cioè le PERICOLOSE ESERCITAZIONI MILITARI DEGLI F16 ISRAELIANI NELLA BASE DI DECIMOMANNU IN SARDEGNA,GLI STESSI CHE BOMBARDANO GAZA,CHE VERGOGNA!!!!!!!!!!!

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lunedì 14 novembre 2011

Radio Popolare: campagna abbonamenti

campagna abbonamenti

Radio Popolare: una radio necessaria.

O perlomeno noi lavoriamo ogni giorno perché lo sia: che informi, che crei discussioni, che faccia divertire, che sia utile. Se davvero lo siamo potete deciderlo voi. E se la risposta è sì, potete garantire che continui ad esserlo sostenendola anche economicamente.
Avete a disposizione diverse formule, secondo le vostre possibilità: l’abbonamento, la tessera, l’azione e da oggi anche la donazione on line.



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come abbonarsi

Ci si abbona sottoscrivendo un modulo RID
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Lo possono fare tutti i titolari di conto corrente bancario e di conto corrente Bancoposta.
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Radio Popolare provvederà a tutte le pratiche burocratiche con le banche e con Bancoposta.
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Il Consiglio di Amministrazione di Errepi  provvede alla ratifica dei nuovi azionisti.  Nel caso la prenotazione non dovesse  essere ritenuta valida verrà restituito l’importo versato.
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Si ricorda che le azioni sono nominali e quindi occorre fornire al momento della prenotazione tutti i dati anagrafici. Se si tratta di una persona fisica: nome, cognome, data e luogo di nascita, residenza, telefono, codice fiscale.
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Le azioni si possono acquistare
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Attualmente, le nuove azioni del 2010, sono immateriali.



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AL WALAJA, DINAMITE PER AMPLIARE IL MURO


AL WALAJA

DINAMITE PER AMPLIARE IL MURO

Gli abitanti ieri si sono recati al cantiere del Muro che corre al di sotto delle ultime abitazioni del villaggio, per impedire con la propria presenza l'utilizzo di cariche esplosive per ampliare il tracciato su cui sorgerà la barriera.



Al Walaja (Cisgiordania), 14 novembre 2011, Nena News – Prosegue la costruzione del muro che circonderà l’intero villaggio di Al Walaja, a nord di Betlemme, e continuano i tentativi degli abitanti del villaggio di opporsi allo scempio delle loro terre ed alla loro stessa reclusione.
Ieri mattina alcuni abitanti si sono recati presso il cantiere del muro di separazione che corre appena al di sotto delle ultime abitazioni del villaggio, per impedire con la propria presenza l’utlizzo di cariche esplosive per ampliare il tracciato su cui sorgerà la barriera.
Per disperdere il gruppo di manifestanti, composto da palestinesi, osservatori ed attivisti internazionali, i militari sono ricorsi alla violenza spintonando e colpendo indistintamente con le mani e il calcio del fucile. Un abitante del villaggio, che rifiutava di indietreggiare, è stato trattenuto dai soldati ed in seguito rilasciato in cambio di un allontanamento del gruppo dall’area del cantiere.
Nonostante il ritiro di alcune persone, i militari hanno utilizzato spray urticanti a distanza ravvicinata contro il volto di alcuni manifestanti. Shereen Al Araj, portavoce dei comitati di resistenza nonviolenta del villaggio, è stata a sua volta colpita e si è allontanata mentre un’altra donna è svenuta ed è stata assistita dai medici della Mezzaluna Rossa.
Durante l’azione almeno quattro persone sono state ferite e due arrestate. Tra queste il Dr. Mazin Qumsiyeh, medico con cittadinanza palestinese-americana ed attivista, che stava riprendendo con la sua videocamera l’arresto di un altro abitante del villaggio, Mustafa Odeh.
L’azione dei manifestanti, tuttavia, non è riuscita a prevenire l’utilizzo delle cariche disposte lungo il tracciato della barriera. Nonappena l’area è stata sgomberata l’esplosione ha letteralmente sgretolato un tratto della collina su cui sorge il villaggio, distruggendo anche una parte degli olivi che sarebbero rimasti nel lato palestinese.
Non è la prima volta che vengono utilizzate cariche di dinamite: quelle di ieri, a quanto pare, avevano un potenziale ridotto. Tuttavia la rabbia degli abitanti del villaggio è esplosa a causa di una dichiarazione del DCO, l’ufficio di coordinamento distrettuale israeliano che si occupa dell’amministrazione civile nella West Bank. Dieci giorni fa, infatti, dopo un’esplosione ben più potente – la quarta di una serie – i rappresentanti del DCO avevano assicurato gli abitanti del villaggio che non ce ne sarebbero state di nuove.
Il ricorso agli esplosivi, ci e’ stato spiegato, è semplicemente dovuto a ragioni pratiche, poiché rende il lavoro delle ruspe più agevole e rapido. Tuttavia provoca danni irreparabili non solo ai terreni ed alle colture circostanti, ma anche alle abitazioni che sorgono nelle vicinanze. L’esplosione infatti si propaga come un terremoto, danneggiando gravemente le strutture.
A ciò si aggiunge il pericolo rappresentato dalle pietre che vengono scagliate in aria e che ricadono in tutta l’area circostante. Un masso scagliato dopo l’esplosione di dieci giorni fa aveva rischiato di colpire alcune donne intente nella raccolta delle olive.
In questo punto la Linea Verde, il confine tra Israele e Territori Palestinesi tracciato nel 1967, è distante poco meno di un chilometro dal villaggio. Oltre duecento alberi di olivo sono stati abbattuti o espropriati per lasciare spazio alla strada militare che costeggerà il muro. Altri rimarranno al di là della linea di separazione e saranno irraggiungibili dai contadini palestinesi.

DARIO GENTILI
PER  Nena News

http://nena-news.globalist.it/?p=14331

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