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giovedì 31 marzo 2011

Gaza, GIORNO DELLA TERRA



GIORNO DELLA TERRA, PER LA RICONCILIAZIONE ?


Alle commemorazioni "ufficiali" organizzate sia dall'Anp in Cisgiordania che da Hamas a Gaza, si sono unite quelle di gruppi di studenti e attivisti che hanno voluto ricordare il Giorno della Terra ribadendo le proprie rivendicazioni ai dirigenti politici palestinesi.


Ramallah, 30 marzo 2011, Nena News – La manifestazione per  il “Giorno della terra”, che si svolge da oltre trent’anni  sia nei Territori Occupati che in Israele, si è celebrata oggi in un clima piuttosto strano ad ha avuto conseguenze quanto mai paradossali. Il contesto a cui si fa riferimento è quello che da qualche settimana interessa sia la West Bank che Gaza e che ha visto diversi gruppi di giovani protestare contro l’attuale  condizione della politica palestinese incapace di trovare un alcun mezzo per opporsi all’occupazione israeliana. Tali proteste, che seguono la scia delle rivoluzioni che stanno infiammando il medio e vicino oriente e che hanno come primo obiettivo la richiesta di una nuova unità tra le fazioni, si sono oggi congiunte all’occasione del 30 Marzo, giorno in cui tutti i Palestinesi ricordano la tragica strage avvenuta  in Galilea nel 1976 per mano della polizia Israeliana.
Alle commemorazioni “ufficiali” che ogni anno vengono celebrate  sia dall’Autorità Palestinese in Cisgiordania che da Hamas nella Striscia, si sono unite quelle di gruppi di studenti e  attivisti che hanno voluto ricordare il giorno della terra con manifestazioni simboliche e cogliendo l’occasione per ribadire le proprie rivendicazioni ai politici palestinesi.
Nel centro di Ramallah decine di giovani hanno deciso di marciare in direzione della colonia di Bet El, alle porte della città, centro quanto mai simbolo dell’occupazione poiché sede dell’amministrazione militare israeliana. La polizia palestinese è intervenuta con la forza e ha disperso la manifestazione. Ancora  incerto è il numero, ma alcuni dei manifestanti sono stati arrestati .
Anche a Gaza decine di ragazzi e ragazze sono stati arrestati dalla polizia di Hamas, sempre più impegnata a controllare e a reprimere ogni manifestazione che potrebbe sfociare in esplicito dissenso all’interno della Striscia.
Lo scenario che si presenta dunque nei Territori Occupati palestinesi non è affatto dei migliori con le polizie di entrambe le autorità che continuano a reprimere manifestazioni con la paura delle proteste interne e il timore di perdere quel potere su cui si dovrebbe basare un improbabile Stato-nazione.
Detto ciò vale però la pena ricordare l’importanza del 30 Marzo, giorno di commemorazione e al tempo stesso di lotta contro tutto ciò che l’occupazione è e rappresenta, dalla demolizione delle case alla confisca delle terre coltivate, dalle lotte di resistenza  popolare contro il muro a quelle che si oppongono all’assedio di Gaza; occupazione che altrimenti rischia di passare in secondo piano se le tensioni tra i dimostranti che richiedono l’unità politica e la polizia si aggravassero, facendo passare la rivendicazione di un mezzo al fine cui i giovani palestinesi devono aspirare.

DI DOUD AL AHMAR


IL GIORNO DELLA TERRA, 35 ANNI DOPO

Migliaia di palestinesi hanno ricordato con raduni e manifestazioni i morti del 30 marzo '76, quando i militari israeliani aprirono il fuoco su una marcia in Galilea contro la confisca delle terre arabe. Oggi la polizia dell'Anp di Abu Mazen ha bloccato il corteo diretto a Bet El e compiuto arresti. A Gaza Hamas ha disperso una manifestazione di studenti per l'unita' nazionale

Gerusalemme, 30 marzo 2011, Nena News (foto dal Palestine Monitor) – Scuole in buona parte chiuse nelle città palestinesi in Israele e nei Territori occupati, marce e raduni  in Galilea – ad Arrabe, Sakhnin e Deir Hanna – e in varie città della Cisgiordania e di Gaza. In questo modo i palestinesi hanno commemorato le sei vittime e le decine di feriti delle manifestazioni del 30 marzo del 1976, il Giorno della Terra, quando la polizia israeliana aprì il fuoco sui dimostranti palestinesi che protestavano in Galilea contro la decisione del governo di confiscare altra terra araba.
Ai cortei in Galilea stanno partecipando tutti i deputati arabo-israeliani (palestinesi con cittadinanza israeliana) e i rappresentanti dei comuni arab anche per ribadire la protesta contro le leggi approvate di recente dalla Knesset, il Parlamento israeliano, che tendono a limitare alcuni diritti e la libertà di espressione della minoranza araba. Una manifestazione si e’ svolta anche nel Negev, nel villaggio beduino non riconosciuto di Arakib, demolito varie volte dalle autorità (e puntualmente ricostruito dagli abitanti e da attivisti ebrei), divenuto di recente il simbolo della lotta degli arabo-israeliani.
La polizia ha schierato in Galilea e nel Negev migliaia di uomini pronti ad intervenire. L’Esercito ha presidiato con ingenti forze la Cisgiordania dove si sono svolte manifestazioni nei pressi dell’insediamento colonico di Bet El (Ramallah), a Nablus, Tulkarem e neivillaggi palestinesi minacciati dal «Muro» israeliano. Non sono mancati momenti di tensione ma, paradossalmente, a provocarli sono state proprio le due “autorita’” palestinesi. Testimoni riferiscono che la polizia dell’Anp di Abu Mazen ha arrestato una o piu’ persone che partecipavano al corteo diretto a Bet El. A Gaza , il governo di Hamas ha autorizzato solo manifestazione con tutte le fazioni politiche ma ha ordinato alla polizia di disperdere con la forza un corteo non autorizzato di alcune centinaia di giovani che, sul modello delle manifestazioni per il 15 marzo, chiedevano con slogan e striscioni la ricostituzione dell’unita’ nazionale palestinese. Secondo fonti locali almeno un manifestante e’ stato arrestato.
Le manifestazioni per il Giorno della Terra erano cominciate ieri a Lod dove 1.500 persone, tra le quali alcuni attivisti ebrei, hanno protestato per la demolizione da parte del comune delle case di 50 membri della famiglia palestinese Abu Eid. I dimostranti hanno esposto striscioni con la scritta: «Basta con la pulizia etnica» e hanno bruciato poster con l’immagine del ministro degli esteri Avigdor Lieberman, sostenitore del «transfer» (deportazione) degli arabo-israeliani . -
 
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