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giovedì 11 novembre 2010

IL SISTEMA 'ABREU' CONQUISTA IL MONDO, UN'ORCHESTRA E UN CORO IN OGNI CITTÀ

UN'ORCHESTRA E UN CORO IN OGNI CITTÀ
IL SISTEMA 'ABREU' CONQUISTA IL MONDO
L'anziano maestro ha ricevuto all'Auditorium 
il Premio Unicef.


Gustavo Dudamel e Josè Antonio Abreu

ROMA - Centocinquanta orchestre giovanili e 140 infantili, 250.000 tra bambini e ragazzi che hanno imparato a suonare uno strumento musicale e fanno parte di un'orchestra. Il 'sistema Abreu', cioè il progetto sociale e musicale messo a punto 32 anni fa in Venezuela da Josè Antonio Abreu e sostenuto e ammirato dai più grandi musicisti, a cominciare da Claudio Abbado, ha prodotto "una resurrezione". Ha strappato i giovani alle bande criminali, li ha riscattati da una situazione di miseria materiale e spirituale, dando loro la forza per lottare per il proprio futuro e per quello delle persone vicine.
Abreu, 65 anni, ha ricevuto il 14 all'Auditorium della musica di Roma il Premio Unicef - Dalla Parte dei Bambini, "Per aver dedicato tutta la sua vita alla tutela dell'infanzia e dell'adolescenza e per essersi distinto nelle attività di recupero, attraverso la musica, di ragazzi in situazioni di grave disagio". La premiazione è stata preceduta da 'Tocar e Luchar', il commovente documentario realizzato da un ex allievo di Abreu, oggi diventato regista, Alberto Arvelo. Ed è stato seguito dal concerto dell'Orchestra Giovanile del Venezuela 'Simon Bolivar', costituita dagli elementi migliori delle orchestre giovanili venezuelane. Sul podio il venticinquenne Gustavo Dudamel, egli stesso un prodotto del sistema Abreu, considerato dalla critica internazionale "il più interessante nuovo direttore del pianeta", e, il giorno successivo, il 15, Claudio Abbado.

Mentre gli economisti di tutto il mondo si stanno domandando se davvero gli aiuti stanziati negli anni siano serviti allo sviluppo dei Paesi più poveri, e se i complicati progetti delle organizzazioni internazionali abbiano mai prodotto un qualche risultato, il sistema Abreu fa tornare in mente un antico detto cinese: "Se dai un pesce ad un uomo, si nutrirà una volta. Se gli insegni a pescare, mangerà tutta la vita. Se i tuoi progetti valgono un anno, semina il grano. Se valgono cent'anni, istruisci le persone".
Istruirle, farle diventare "persone di valore". "Se qualcuno mi chiedesse dove in questo momento sta succedendo qualcosa di veramente importante per il futuro della musica classica, io risponderei subito in Venezuela", ha detto recentemente Simon Rattle, il direttore d'orchestra inglese alla guida dei Berliner Philharmoniker. Tra i tanti estimatori del sistema Abreu, oltre che Abbado e Rattle, ci sono anche Placido Domingo e Giuseppe Sinopoli, il grande direttore scomparso qualche anno fa. E, tra i non musicisti, anche Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, che il 15 all'Auditorium si sono congratulati personalmente con Abbado, Dudamel e con l'orchestra.
Abreu era partito con l'idea di riscattare i giovani del suo Paese e in ultima analisi il futuro stesso del Venezuela, ma la 'Fundaciòn del Estado para el Sistema de Orquesta Juvenile e Infantil de Venezuela' è diventata molto di più, un modello per l'intero Sudamerica e in ultima analisi per tutti i Paesi, anche quelli 'ricchi' dell'Occidente.
A fronte del crescente disinteresse nei confronti della musica, l'entusiasmo dei giovani venezuelani, la loro bravura, costituisce un'indicazione luminosa. Tanto che le istituzioni musicali più sensibili, a cominciare dall'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si stanno già impegnando già da qualche anno per la costituzione di cori e di orchestre giovanili.
Suonare in un'orchestra, spiega infatti il maestro Abreu, è molto di più di studiare la musica.
Significa "entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente", perseguire insieme uno scopo.
Ecco perchè cambia la vita. Una lezione che Antonio Abreu ha appreso da suo nonno, un italiano che arrivava dall'isola d'Elba. "Mio nonno, Antonio Anselmi Viberti, era un musicista, il direttore della Banda dell'Isola d'Elba, ed è arrivato in Venezuela nel 1897, portando con sè 46 strumenti a fiato. A Monte Carmelo, dove si era stabilito, ha fondato una banda musicale. Si occupava anche degli arrangiamenti: trascriveva Verdi, Rossini...".

E' per questo retaggio familiare che dunque ha pensato che la musica potesse cambiare il futuro dei giovani del suo Paese?
"Ho voluto insegnare la musica ai bambini perchè sono un musicista, e non mi piaceva che la musica fosse ridotta a un passatempo per le minoranze, fosse diventata qualcosa d'elite. All'inizio il mio era soltanto un progetto sociale per i bambini poveri, ma l'entusiasmo con il quale è stato accolto mi ha spinto a farlo diventare un vero e proprio progetto musicale".

Come ha fatto a trovare i finanziamenti, in un Paese con le difficoltà del Venezuela?
"Ho chiesto i soldi allo Stato. Li ho sempre ottenuti. Nessun governo mi ha fatto mancare il suo sostegno".

Neanche l'ultimo?
"Neanche l'ultimo, anzi, il sistema sta andando avanti. Il nostro obiettivo è che ogni città, ogni paese del Venezuela abbia la sua orchestra e il suo coro. E stiamo anche promuovendo lo stesso progetto negli altri Paesi dell'America Latina".
Essere un economista, oltre che un musicista, l'ha aiutato in questi 32 anni?
"Sicuramente, nel redigere i bilanci, nel tenere conto dei budget effettivi".
Quanto costano le orchestre e le scuole di musica che fanno capo al sistema venezuelano?
"Quaranta milioni di euro l'anno, la stessa cifra che viene spesa, per esempio, dal Teatro Massimo di Palermo".

Il suo progetto ha avuto successo dall'inizio, non ci sono stati abbandoni da parte di qualcuno dei ragazzi che vi hanno aderito?
"Mai, non è mai successo".
E davvero imparare a suonare ha permesso a tutti di trovare una propria strada nella vita?
"Sì, perchè la musica permette di crescere spiritualmente e mentalmente. E' l'arte che riesce a riconciliare la volontà e l'anima. Il giovane diventa artista ed ottiene un riconoscimento sociale, diventa l'orgoglio della famiglia e ha il suo riscatto".

di ROSARIA AMATO

http://www.bandagverdisinnai.it/Musica%20in%20Venezuela.htm 

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2 commenti:

  1. Sarebbe essenziale far conoscere questa esperienza al più vasto numero di persone possibile: genitori, insegnanti, pedagogisti, politici, musicisti.
    L'impatto reale del sistema Abreu è eccezionale e permette la costruzione di un'identità e senso di rispetto per sè stessi come per gli altri, aiutando bambini e giovani ad uscire dalla psicologia, marginalità sociale e cultura della violenza tipiche delle bidonville di tutti i paesi del mondo. Unirsi per "concertare la produzione di bellezza" come dice Abreu. Quanto abbiamo da apprendere nel nostro paese squinternato, pasticcione e provinciale.

    RispondiElimina
  2. "concertare la produzione di bellezza"
    PAROLE SAGGE LE TUE E LE SUE ,,,

    RispondiElimina

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