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mercoledì 16 giugno 2010

Bombe accecanti, israeliani hanno usato sulla Mavi Marmara

Bombe accecanti


Pierluigi Sullo


La tecnica è: si lascia passare qualche giorno, contando sulla smemoratezza e volubilità dei media e dei loro utenti, poi si lanciano piccole bombe accecanti [come quelle che i commando israeliani hanno usato sulla Mavi Marmara, però fatte di parole e immagini], in modo da far slittare inesorabilmente il torto dalla parte della ragione, e viceversa, e un fatto verso il suo contrario. Mercoledì il Corriere della Sera ha pubblicato – in prima pagina – la denuncia fotografica di una manipolazione dell’agenzia Reuters: da una inquadratura è scomparsa la mano di un passeggero della nave, durante l’assalto alla Mavi Marmara, mentre un militare israeliano era a terra. Nella mano si vede chiaramente un coltello. Dunque, si suggerisce, i media internazionali hanno mentito su quel che è effettivamente accaduto, e i pacifisti erano armati, proprio come sostiene il governo israeliano. Ed ecco che nove morti e molti più feriti dalle pallottole passano dalla parte del torto: hanno colpito i militari, che hanno dovuto reagire. La faccenda è idiota. Non risulta che Reuters sia parte di una «lobby antiebraica», la foto non è stata «truccata» ma tagliata [per quanto male], la foto intera è stata reperita su un giornale turco e soprattutto si sapeva fin dall’inizio che alcuni dei passeggeri della Mavi Marmara avevano cercato di resistere, con bastoni e impugnando coltelli da cucina, riuscendo anche a catturare alcuni soldati che poi sono stati medicati nell’infermeria della nave, prima che la sparatoria facesse definitivamente cessare quelle velleità di opporsi all’assalto. Queste cose si vedono anche nel video diffuso, mentre l’abbordaggio avveniva, dagli stessi occupanti della nave. Non risulta per altro che il Corriere della Sera abbia comunicato con la stessa evidenza il fatto – riferito dal Guardian e non dal bollettino di Al Qaeda – che, nelle autopsie dei nove uccisi, si siano riscontrate ferite da arma da fuoco a distanza molto ravvicinata e che tre di loro sono stati finiti con colpi alla testa.
Quello del colpo alla testa è un metodo che dovrebbe far riflettere anche il meditabondo Adriano Sofri, che lo stesso giorno, sulla Repubblica, ha preso anche lui a slittare, pur avendo deprecato il massacro il giorno dopo gli eventi. Una cascata di distinguo: i pacifisti erano davvero tali? Tra loro, scrive Sofri, «non mancavano militanti alieni dalla non violenza, unilaterali nel sostegno alla causa palestinese e simpatizzanti per Hamas». Chi gliel’ha detto? Il governo di Israele? E in ogni caso: è piuttosto facile essere «unilaterali» nel sostenere le vittime, come la gente di Gaza. Sofri stesso fu piuttosto unilaterale, a proposito di Sarajevo, per la quale invocava una guerra salvifica. Che in questo caso è una orribile minaccia, visto che si parla di navi di pasdaran iraniani diretti contro il blocco [ma quei terroristi di Hamas hanno escluso questa possibilità]. Si possono dire molte cose negative su Hamas, naturalmente, ma perché questo allarme «islamista» non valeva, a suo tempo, per i volontari con la fascia verde sulla fronte che accorrevano da ogni paese islamico a difendere i musulmani di Sarajevo, molti dei quali si trasferirono poi, come è noto, nell’Afghanistan talebano? E a parte tutto, come si colloca in questo schema la notizia che organizzazioni ebraiche tedesche e inglesi stanno a loro volta approntando una nave di aiuti per Gaza? Simpatizzanti di Hamas anche loro? Carta ha parlato con il capitano della nave, che partirà tra un paio di mesi, e lui si è mostrato piuttosto sorpreso della nostra sorpresa. Evidentemente, il clima per cui se si è preoccupati della sorte dei palestinesi si cade nell’antisemitismo oscura solo i cieli italiani.
Sofri continua a parlare di «errore» e «stupidità», a proposito del massacro della Mavi Marmara. Scommetto che non userebbe queste parole a parti rovesciate. Sono i guai della faziosità, quella malattia dello spirito per cui – pur deprecando Sofri il mancato ingresso della Turchia nell’Unione europea, però vi aggiunge subito anche Israele – non si vede come un tale atteggiamento spinga quel grande paese, già alleato di Israele e membro della Nato, verso altri lidi.

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