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giovedì 5 novembre 2009

Consumo critico e decrescita

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Crisi. Consumo critico e decrescita non sono più fenomeni di nicchia

Gianluca Carmosino

Secondo l'associazione che riunisce le maggiori associazioni dei consumatori e grandi aziende italiane una buona parte di cittadini sono diventati consumatori virtuosi. Ecco come cambia il consumo degli italiani

La crisi cambia il consumo degli italiani. Una resistenza, in parte scelta in parte no, all’acquisto infinito sembra diffondersi in tutto il paese: i cittadini hanno imparato a comprare meno, meglio e ottenere più soddisfazione dalla spesa. E, dall`equazione «più consumi uguale più felicità» si è passati alla formula «meno consumo più vivo meglio» [79,7 per cento]. Il ritratto del nuovo cittadino consumatore è stato dipinto non da un gruppo di studiosi di decrescita e consumo critico ma dall`Osservatorio sui consumi degli italiani, indagine annuale di Consumers` Forum, l`associazione che riunisce le maggiori associazioni dei consumatori e grandi aziende italiane, curata da Giampaolo Fabris e Ipsos e presentata questa mattina. «Il nuovo consumatore è per necessità più attento a non sprecare – ha detto Sergio Veroli, presidente di Consumers` Forum -, al rapporto prezzo-qualità e più responsabile verso l`ambiente. In altri termini, si può definire un consumatore virtuoso». Condotta su un campione rappresentativo di mille casi, l`indagine conferma che la maggior parte dei cittadini italiani è, a differenza di due anni fa, molto attenta al prezzo dei prodotti [47 per cento]. Dunque, il portafoglio diventa uno strumento per esprimere consenso verso quelle aziende più attente dall`etica e prediligere le marche rispettose dell`ambiente [63 per cento contro il 58 per cento del 2008]. Insomma nasce un genere di consumatore più consapevole e responsabile, che invoca il rallentamento del consumo, ritiene che le confezioni dei prodotti debbano essere ridotte perché inquinano [73 per cento], che occorrano etichette con più informazioni utili [70,4 per cento], che si debba protestare per ottenere il rispetto dei diritti [64,3 per cento].
Grande protagonista in termini di incremento del consenso è la difesa del territorio. Dicono no agli Ogm il 75,6 per cento degli intervistati e dicono sì ai prodotti che non implicano un rapporto «predatorio» con la terra il 92,4 per cento e è in aumento il consumo di prodotti bio [più 10 per cento rispetto al 2008] e la richiesta di prodotti duraturi. L`84,8 per cento del campione ritiene che sia un dovere non acquistare un prodotto o una marca non etica.


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