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giovedì 22 ottobre 2009

Calabria, traffici di rifiuti tossici

In Calabria toccato il fondale

Misteri irrisolti, traffici di rifiuti tossici e di materiale nucleare arrivato fino a Saddam, 'ndrangheta: sono le tessere del puzzle delle «navi a perdere». Al centro, le comunità locali, che finalmente si ribellano e il 24 manifestano ad Amantea

Le «navi dei veleni» sono finite anche sulla prima pagina del Financial Times, che con un’ampia e un’articolata ricostruzione dei fatti arriva fino a Rotondella [Matera], costa ionica della Basilicata, dove negli anni ’60 è stato realizzato un altro pezzo della fallimentare epopea nucleare italiana. Qui c’è l’Impianto trattamento elementi combustibile, meglio noto come Itrec di Trisaia [località del comune di Rotondella], una sorta di impianto di riprocessamento del combustibile nucleare irraggiato, gestito prima dall’Enea e poi preso in carico dalla Sogin. Nel corso degli anni, l’Itrec è stato al centro di diverse indagini perché sospettato di produzione clandestina e traffico di plutonio e sostanze radioattive, oltre che di violazione dei regolamenti relativi alla custodia di materiale radioattivo. Tra i vari filoni delle inchieste, uno ha riguardato anche il plutonio manovrato dalla ‘ndrangheta e fatto arrivare all’Iraq di Saddam Hussein quando era ancora alleato dell’occidente. Storie e indagini che portano l’autorevole quotidiano economico britannico a parlare dei problemi che questa complicata questione starebbe provocando alla politica di rilancio dell’energia nucleare dell’attuale governo Berlusconi. Viene così offerta un’ulteriore chiave di lettura della vicenda delle «navi a perdere», ignorate per almeno una ventina di anni, nonostante le inchieste di magistrati e le denunce di associazioni ambientaliste e giornalisti.
Dei traffici nucleari che arrivano fino all’Iraq di Saddam, ma anche al Dc9 di Ustica, scrive Paride Leporace sul numero di Carta in edicola dopodomani, dedicato alla «Calabria a perdere». Uno speciale che raccontata, appunto, anni di inchieste indipendenti e di faldoni vaganti fra procure, riguardanti un territorio fuori dal controllo dello Stato [Francesco Cirillo], ma anche la rabbia dei calabresi di oggi, dopo la scoperta del relitto di una nave a largo di Cetraro, contenente con molta probabilità rifiuti tossici e forse anche nucleari. La manifestazione di sabato prossimo, il 24 ad Amantea, in provincia di Cosenza, vuole chiedere conto dei tanti misteri irrisolti e dell’avvelenamento delle coste e del mare calabrese [Claudio Dionesalvi]. Una protesta che coinvolge praticamente tutta la Calabria e anche molto sud, ma che tocca nel vivo soprattutto le comunità colpite dall’emergenza dei rifiuti tossici e delle scorie radioattive. Ieri una cinquantina di sindaci della costa e dell’entroterra cosentino hanno manifestato davanti a palazzo Chigi, a Roma, e poi hanno diffidato il governo affinché «intervenga urgentemente per risolvere la situazione di grave allarme creatasi nella zona del Tirreno cosentino e in tutta la Calabria. Si registra – hanno detto i sindaci – un clima emergenziale tale, in termini di tutela della salute collettiva, da mettere in serio pericolo l’ordine pubblico, già tradizionalmente a rischio per l’alta presenza mafiosa». La loro preoccupazione è tale da chiedere al governo «l’attivazione di tutte le procedure ordinarie e straordinarie, compresa la possibilità di ricorrere al commissariamento di protezione civile». Forse, non è proprio l’idea vincente, ma la tensione è alta. Questa mattina, i pescatori di Cetraro hanno manifestato all’arrivo del sottosegretario all’ambiente, Roberto Menia, in Calabria per un sopralluogo e per incontrare i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e gli enti locali coinvolti. I pescatori hanno rappresentato le loro difficoltà, dovute innanzitutto al netto calo delle vendite del pesce pescato in quella zona, «segnato» ormai dall’allarme suscitato dalla presenza della «nave dei veleni». Un «marchio» che sta mettendo in ginocchio le economie locali, aggravando ulteriormente il disagio di popolazioni già provate dalla preoccupazione per la propria salute e per la gravissima compromissione di tutto l’ambiente costiero e marino.

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