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sabato 5 settembre 2009

A L'Aquila le C.a.s.e. non bastano

A L'Aquila le C.a.s.e. non bastano

Filippo Tronca

Il vice di Bertolaso, Bernardo De Bernardinis si è accorto che i moduli abitativi su cui il governo ha puntato tutto per la ricostruzione de L'Aquila non bastano nemmeno per gli sfollati che hanno avuto danni gravi alle proprie abitazioni. E ora? Il servizio di Abruzzo24ore tv.

I 4.500 alloggi per circa 15mila sfollati del piano C.A.S.E. in via di realizzazione in 19 cantieri non bastano. Gli sfollati, e i censimenti ora purtroppo lo confermano, con abitazione classificata E oppure F, ovvero gli aventi diritto ad un alloggio alternativo in attesa di una ricostruzione che durerà anni, sono, solo loro, 36mila, più del doppio. Andrebbero poi aggiunti gli sfollati con case con danni meno gravi, ma che necessitano comunque di lunghi lavori di ristrutturazione, che in buona parte ancora non sono partiti. E poi se si vuol far ripartire la città bisogna considerare altre migliaia di posti letto per gli studenti, che si stanno per fortuna iscrivendo all’università dell’Aquila, che ha mantenuto tutti corsi di laurea.
Non tornano dunque nemmeno i conti fatti dal premier Silvio Berlusconi, che oltre ai 15mila sfollati alloggiati negli appartamenti del piano CASE, conteggiava 7mila persone negli appartamenti sfitti dei paesi, 4mila in quelli in città, 2mila nella Caserma della Guardia di Finanza.
Un bel rebus, insomma, da risolvere in zona-Cesararini, prima dell’inverno, prima che si troppo tardi, perché la tensione nelle tendopoli è altissima, e si rischia l’abbandono della città e l’emigrazione di massa.
Ieri il vice di Berltolaso Bernardo De Bernardinis, al termine di una riunione infuocata, prospetta le seguenti soluzioni: creare più posti letto nei già piccoli appartamentini del Piano Case, trasformando ad esempio i monolocali in bilocali. Ma molti appartamenti sono praticamente finiti, è non è cosa facile.
E De Bernardinis propone poi la realizzazione di nuovi palazzi, l’apertura cioè di altri cantieri del Piano CASE
Il sindcaco Massimo Cialente però non è d’accordo: torna a ribadire che la soluzione che doveva essere adottata sin dall’inizio e che è ancora oggi quella più indicata per uscire dal’empasse, è quella delle case mobili, da acquistare a prezzi vantaggiosi e da consegnare chiavi in mano entro poche settimane. E troppo tardi – aggiunge – per costruire ora, da zero, altre case prefabbricate’’
Dello stesso avviso la presidente della Provincia Stefania Pezzopane: ‘’Perché – si chiede – non si pensa ad allestire anche all’Aquila, case di legno o case mobili come si è fatto, ottimamente, per i paesi del cratere?’‘.
’’Per non parlare poi dell’aspetto economico – incalzano i comitati – un appartamento del piano C.A.S.E. Ha un costo di realizzazione pari all’astronomica cifra di 2.700 euro al metro quadro. Container e case mobili di vario genere e di ottima tecnologia – fanno osservare i comitati – costano un quinto e si potevano cominciare a collocare già in primavera, risparmiando così sui costi, elevatissimi, della prolungata permanenza degli sfollati negli alberghi sulla costa.
E soprattutto sarebbero bastati per tutti, risparmiando ai terremotati mesi di esilio, la lotteria dei punteggi, tensioni tra chi entrerà nei bellissimi appartamenti del piano C.A.S.E. e chi no.
Oggi è prevista un’altra importante riunione a cui prenderà parte il sotto-segretario Guido Bertolaso.

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