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sabato 19 settembre 2009

Allarme Onu: la produzione afgana di oppio

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Allarme Onu: la produzione afgana d’oppio ha raggiungendo "livelli paurosi"

“La situazione è drammatica e peggiora di giorno in giorno: nessun altro paese al mondo, a parte la Cina di un secolo fa, ha mai avuto un così estesa superficie destinata a produzioni illegali”. Una produzione che “ha raggiunto livelli paurosi, raddoppiando rispetto a due anni fa”.
Con queste parole l’Ufficio Antidroga delle Nazioni Unite (Unodc) e il suo presidente Antonio Maria Costa hanno presentato il rapporto 2007 sulla produzione d’oppio in Afghanistan.
Superando di molto le più pessimistiche previsioni e stime degli ultimi mesi, il raccolto d’oppio afgano di quest’anno ha raggiunto le 8.200 tonnellate: il 34 percento in più rispetto alle 6.100 del 2006. Le piantagioni di papavero, che l’anno scorso ammontavano complessivamente a 165 mila ettari, quest’anno coprivano 193 mila ettari: il 17 percento in più.




Helmand, la maggior fonte di droga del pianeta.

La provincia di Helmand, che quest’anno ha fornito il 53 percento della produzione nazionale, si conferma “la capitale” dell’oppio afgano e la principale fonte di droga di tutto il pianeta. Con i suoi scarsi 2 milioni e mezzo di abitanti, questa piccola regione surclassa la produzione di narcotici di nazioni intere come la Colombia (coca), il Marocco (cannabis) o la Birmania (oppio). Dall’Helmand – provincia in gran parte controllata dai talebani – nono esce più solo oppio, ma anche tantissimo “prodotto lavorato”, ovvero eroina. Nei distretti montani roccaforti della guerriglia, in particolare nella zona di Musa Qala, sono stati infatti impiantati centinaia di laboratori artigianali dove la pasta d’oppio viene raffinata e trasformata in eroina.

Collusione governo - narcotrafficanti.

Se realtà come quella di Helmand dimostrano un evidente legame tra talebani e produzione di oppio, altre realtà rivelano che lo stesso governo afgano ha le mani sporche d’oppio. La seconda provincia afgana più produttiva è infatti quella orientale di Nangarhar, che quest’anno ha visto un incremento produttivo impressionante: 285 percento in più rispetto al 2006. Qui non parliamo di campi di papavero incassati nelle inaccessibili vallate controllate dai talebani, ma di piantagioni che si estendono nella pianura di Jalalabad, alle porte di Kabul: una zona controllata dal governo.
Il direttore dell’Unodc, Antonio Maria Costa, ha denunciato “livelli tremendi di collusione” tra ufficiali governativi e narcotrafficanti. Una realtà già denunciata da PeaceReporter (*), fatta appunto di ‘collusione’, non semplice corruzione di qualche ufficiale, come invece afferma il ministro afgano dell’Antigroga, generale Khodaidad.



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