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martedì 24 marzo 2009

Iran, pugno del regime su Internet



Omid Mirsayafi era accusato di aver offeso i leader della rivoluzione
Per le autorità è suicidio. Tolta la censura su Facebook
Iran, pugno del regime su Internet
muore in cella il blogger ribelle

di VANNA VANNUCCINI
La rivoluzione khomeinista ha appena celebrato i suoi trent'anni, ma i giovani iraniani sono su internet più che nelle moschee. Il governo di Ahmadinejad ha presentato nel luglio scorso al parlamento un progetto di legge che prevede la pena di morte per i blogger e per coloro nei cui siti web "viene propagandata la corruzione, la prostituzione e l'apostasia". Il parlamento non l'ha ancora approvato, ma nel frattempo la repressione sui blogger si è inasprita ed è culminata ieri con la morte nel carcere di Evin - per suicidio, secondo i responsabili della prigone - di un giovane blogger di Teheran, Omid Mirsayafi.

Allo stesso tempo, con tipica mossa del regime che reprime in modo selettivo, in modo da non provocare una reazione generale e apparire tollerabile alla maggioranza, è stata tolta la censura su Facebook che da mesi era oscurato.

La notizia della morte di Omidreza Mirsayafi, 29 anni, è stata data dall'avvocato del giovane, Mohammad Ali Dadkhak, il quale è stato informato da un medico, compagno di prigionia del suo cliente. "Ancora la difesa non ha ricevuto una notifica ufficiale dalla prigione di Evin", ha detto il legale, che ha chiesto l'apertura di un'indagine sul decesso. Il medico gli ha detto di aver inutilmente e ripetutamente avvertito le autorità carcerarie del grave stato di salute in cui si trovava il giovane.

"Riteniamo le autortà iraniane interamente responsabili per la sua morte. Omidreza era stato ingiustamente arrestato e in carcere non ha avuto le cure necessarie", ha detto Dadkhak. Il blogger era stato processato nel novembre scorso con l'accusa di aver insultato i leader della Repubblica islamica e di aver fatto propaganda contro lo Stato.

L'Iran ha arrestato in questi mesi diverse decine di persone (le ultime 26 nei giorni scorsi) con l'accusa di complotto contro la Repubblica islamica. Rimandato a casa dopo il processo, Mirsayafi era stato poi convocato di nuovo il 7 febbraio dal Tribunale della Rivoluzione e incarcerato. Poche settimane prima era stato arrestato, durante una visita a Teheran, anche Ali Derakhshani, che è considerato il padre dei blogger iraniani, il primo che sul suo blog aveva insegnato a usare un software in persiano invece che in inglese, provocando così un'esplosione di bloggers.

Il persiano è oggi la quarta lingua del mondo su internet, sette milioni di iraniani sono regolarmente su internet e solo a Teheran ci sono più di 5.000 internet point. Aveva fatto scalpore qualche mese fa un blogger che aveva inviato una lettera aperta a Khamenei chiedendo: "Sua Santità, si è mai innamorato? Ha mai guardato il rosso di un bicchiere di vino?" Mentre un altro diceva: "La benedizione che ci ha portato la Repubblica islamica è che oggi da noi non c'è più nulla di sacro".
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3 commenti:

  1. E cosa si può pretendere da questi paesi che non conoscono la parola PACE (cina compresa) ???????
    Buona serata e buona vita
    Viviana

    RispondiElimina
  2. PACE
    Buona serata e buona vita
    CIAO

    RispondiElimina
  3. Anonimo30/11/09

    La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

    RispondiElimina

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