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giovedì 22 gennaio 2009

EUROPA 7 : 1 MILIONE DI RISARCIMENTO

TOTO
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Europa 7: un milione di risarcimento, l’emittente protesta ROMA - Europa 7 dovrà essere risarcita per 1,041 milioni di euro: così ha deciso il Consiglio di Stato, chiudendo la vicenda dell’emittente che nel 1999 si aggiudicò una concessione nazionale ma non ha mai trasmesso per mancanza di frequenze.

Europa 7 contesta la cifra "risibile" a fronte della propria richiesta danni (3,5 miliardi senza le frequenze, 2,160 miliardi con le frequenze) e annuncia ancora battaglia. Soddisfatti, invece, il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, e l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni. "Siamo riusciti a risolvere il problema", commenta Romani.

La sentenza, rileva il sottosegretario, riconosce che la recente assegnazione a Europa 7 di una frequenza (il canale 8 in banda VHF) liberatasi in base agli obblighi di ricanalizzazione europea ha "carattere fondamentale" ed "era un atto dovuto dopo la conferenza di Ginevra del 2006. Ciò significa che il precedente governo avrebbe potuto attivarsi e non lo ha fatto. Un comportamento che ha inciso anche in sede di liquidazione del danno".

I giudici di Palazzo Spada parlano anche di "bando azzardato" per la gara del ’99, pubblicato ’’in una situazione che presentava notevoli incertezze di immediata realizzazione". In ogni caso, conclude Romani, "il Consiglio di Stato ha ritenuto anche ai fini risarcitori soddisfatto l’interesse primario di Centro Europa 7 con l’ottenimento delle frequenze", promuovendo in sostanza l’operato del ministero. ’Assolta’, di fatto, anche l’Agcom: "Deve ritenersi - sottolinea un passaggio della sentenza - che la condotta dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni non si ponga sotto alcuni profili in rapporto di causalità diretta con i danni lamentati dall’appellante e sia comunque per altro verso esente da profili di colpa anche lieve". Tanto più perché l’organismo di garanzia non ha avuto "competenze dirette in merito all’assegnazione di frequenze" a operatori tv. Opposta la valutazione della tv di Francesco Di Stefano, che esprime "sconcerto" per un risarcimento "risibile", inferiore ai danni liquidabili "per la forzata inattività di un ristorante sito in un piccolo centro".

I giudici, continua Europa 7, "riconoscono giustamente che le frequenze da assegnare ad Europa 7 avrebbero dovuto essere reperite anche disattivando le reti eccedenti, come Retequattro, e disapplicando le norme della legge Gasparri", ma "rifiutano di pronunziarsi sulla congruità della copertura effettivamente assicurata ad Europa 7" con le frequenze appena ottenute dal ministero, decisione "rinviata al Tar". L’emittente, comunque, non molla e "azionerà nelle prossime settimane tutti i necessari rimedi giudiziari ed extragiudiziari in ogni sede".


LE TAPPE DI UNA VICENDA LUNGA DIECI ANNI
La decisione mette la parola fine alla vicenda di Europa 7, cominciata dieci anni fa. Queste le principali tappe:

LUGLIO 1999 - Europa 7 ottiene dallo Stato la concessione per varare una tv nazionale, ma non le frequenze necessarie a trasmettere: è l’inizio di una lunga battaglia legale per l’emittente di Francesco Di Stefano. Retequattro, munita allora di un’autorizzazione provvisoria, continua a trasmettere.
NOVEMBRE 2002 - La Corte Costituzionale impone il rispetto del termine del dicembre 2003.
DICEMBRE 2003 - Dopo il rinvio della legge Gasparri alle Camere da parte del Presidente della Repubblica, con cosiddetto decreto ’salvareti’, il governo Berlusconi evita il trasloco di Retequattro su satellite e lo stop alla pubblicità su Raitre. Sempre nel 2003, Europa 7 presenta un ricorso al Tar del Lazio per ottenere che ministero e Autorità le assegnino le frequenze. Respinto dal tribunale amministrativo, quel ricorso finirà al Consiglio di Stato.
APRILE 2004 - Viene definitivamente approvata la legge Gasparri. L’articolo 25 ingloba il testo del dl salvareti e di fatto allunga la vita a Retequattro, affidando l’apertura del mercato tv e l’aumento del pluralismo al passaggio al digitale terrestre (fissato al 31 dicembre 2006, termine poi slittato prima a fine 2008 e poi a fine 2012).
LUGLIO 2005 - Il Consiglio di Stato sospende l’esame del ricorso di Europa 7 e chiama in causa il tribunale del Lussemburgo.
LUGLIO 2006 - La Commissione europea apre una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia perché favorisce gli attuali operatori analogici, Rai e Mediaset, nel passaggio al digitale.
OTTOBRE 2006 - Il governo Prodi vara il ddl di riassetto del sistema tv, che porta la firma del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Tentando di rispondere ai rilievi dell’Europa, il provvedimento punta ad aprire il mercato intervenendo sulla concentrazione delle risorse pubblicitarie e delle frequenze (é previsto il passaggio anticipato di una rete Rai e una Mediaset sulla nuova tecnologia).
LUGLIO 2007 - L’Europa dà ancora due mesi di tempo all’Italia per modificare la Gasparri, chiedendo di fatto un’accelerazione della legge. L’ultimatum Ue scade il 20 settembre e a nulla vale la richiesta di Gentiloni di una proroga dei termini. Approvato a dicembre dalle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, il ddl Gentiloni sarebbe dovuto approdare in Aula agli inizi del 2008.
GENNAIO 2008: Arriva la sentenza della Corte di Giustizia europea sul caso Europa 7 che, interpellata dallo stesso Consiglio di Stato, impegnato a decidere sul caso, afferma che il sistema televisivo in Italia non è conforme alla normativa europea che impone criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori nell’assegnazione delle frequenze.
31 MAGGIO 2008: I giudici di Palazzo Spada chiedono al ministero dello sviluppo economico di pronunciarsi nuovamente sulla richiesta dell’emittente di ottenere frequenze, tenendo conto della sentenza della corte di Giustizia di Strasburgo emessa il 31 gennaio 2008.
15 OTTOBRE 2008: Il ministero dello sviluppo economico individua alcune frequenze assegnabili alla tv di Francesco di Stefano.
11 DICEMBRE 2008: Il ministero assegna la frequenza a Europa7
21 GENNAIO 2009: La sesta sezione del consiglio di Stato stabilisce che Europa 7 dovrà ottenere un risarcimento dallo Stato di poco più di un milione di euro.
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MI VIENE IN MENTE , UNA FRASE DI TOTO’ ,

ED IO PAGO ............................
X UNA QUESTIONE DI ' FEDE '

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2 commenti:

  1. E' una vergogna! Il biscione l'ha fatta franca anche stavolta! e sarà sempre peggio.

    RispondiElimina

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